«Interrogasse me, non andasse a chiedere lumi a dei funzionari, che svolgono delle direttive che il responsabile dà, cioè io. […] Se questo magistrato vuole capire qualcosa deve evitare i passaggi intermedi. Visto che c’è questo presunto sequestratore, che per qualcuno sarei io, sono disponibile a farmi interrogare domani mattina»,
salvini
Qualcuno potrebbe spiegare a Salvini e Bongiorno a cosa serve la Costituzione?
Ho ascoltato più volte incredulo la intervista del ministro Bongiorno a La7. Alla domanda “le scelte politiche di Salvini non violano il diritto internazionale”, Giulia Bongiorno ha risposto testualmente:
Ancora “sentenze politiche” e reazioni inaccettabili
di Fabio Ferrari
A quale titolo la Lega Nord chiede l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella ‘contro’ la sentenza sui fondi del partito? Cerchiamo di rispondere con la dovuta delicatezza: nessuno.
“Ciò che il popolo vuole”: i pericoli del linguaggio “senza peli sulla lingua”
Le invettive verbali consumate attraverso vari strumenti tra i quali primeggia il web, gli attacchi personali e l’irrisione dell’interlocutore non allineato in occasione della partecipazione a dibattiti pubblici (che sempre più interessano – fatta salva la claque da riporto – i soli “guardoni” delle risse mediatiche), il gusto compiaciuto per l’allusione malevola diretta anche nei confronti di chi non è posto in grado di replicare, rappresentano
Legittima difesa e doverosa prudenza: bisturi, non accette
Qualche anno fa mi trovavo a Strasburgo per motivi di lavoro; un giorno, rincasando, decisi di visitare un noto parco botanico della città.
Il mio proverbiale senso dell’orientamento mi consentì ben presto di perdermi, senza peraltro alcuna speranza di ritrovarmi, nel bel mezzo di quel raffinato verde: vagai nel nulla per qualche minuto, e finii per accorgermi di essere irrimediabilmente fuori strada quando i miei piedi poggiarono sul giardino non del parco, ma di una villetta che
La cultura del Capo
Tra le tante considerazioni che si possono fare guardando agli sviluppi della crisi di governo apertasi a seguito del voto politico dello scorso 4 marzo vorrei portare l’attenzione sulla scaturigine di molti equivoci che mi pare siano emersi. Essa risiede non solo nel nefasto meccanismo elettorale che, da un lato, ha promosso la formazione di coalizioni e, dall’altro lato, reso possibile la loro istantanea dissoluzione in sede parlamentare così come è apparso evidente da subito, sicuramente ancor prima della sua applicazione. Ma appunto non è sulle disposizioni elettorali con cui abbiamo scelto – si fa per dire – deputati e senatori che vorrei soffermarmi anche perché il tema è stato ampiamente trattato anche dal sottoscritto in questa stessa sede. A me pare piuttosto che le certamente anomale modalità di gestione della crisi da parte del Presidente Mattarella e la sua ferma – si fa per dire – reazione nel non dare seguito alla nomina del ministro dell’economia prospettatagli – si fa per dire – dal Presidente del Consiglio incaricato nel pomeriggio della scorsa domenica, siano figlie di una cultura istituzionale che ha messo inopinatamente al centro del balbettante ancorché etereo sistema politico italiano, i “capi” di quelle formazioni che ancora si aggirano sulla scena rimasta vuota nel “teatro costituzionale” pericolosamente lesionato.
L’arroganza di Salvini e la fermezza di Mattarella: una lezione di diritto costituzionale
di Roberto Bin
La sola idea che il leader di un partito politico che ha ottenuto il 17% dei voti nelle ultime elezioni possa affermare pubblicamente che il Presidente della Repubblica deve nominare ministro colui che a lui piace, perché lui rappresenta la volontà popolare, è aberrante.
Lo ha ben spiegato Chessa in questo giornale: la nomina dei ministri è un’attribuzione del Presidente della Repubblica, che la esercita su proposta dell’esponente che lui ha incaricato di formare il Governo; tra i due ci dev’essere collaborazione, nel senso che – come del resto è sempre avvenuto – se il Presidente della Repubblica non accetta il nome proposto dall’incaricato spetterà a questi fare una seconda proposta. Punto. Alla luce di questa premessa possiamo giudicare il comportamento dei diversi soggetti coinvolti nelle vicende di queste ore.
Primo: il prof. Conte ha mostrato di non essere in grado di guidare un bel niente. Se avesse un minimo di consapevolezza del ruolo che deve svolgere il capo del Governo, non si sarebbe comportato come il mero esecutore del supposto “contratto” tra i due partiti di maggioranza. Il grande clamore attorno a questo accordo politico, che ha ben poco spessore e indica solo vagamente le linee di azione del Governo, sembra del tutto spropositato: presentarsi come suo fedele esecutore è semplicemente ridicolo, del tutto inappropriato rispetto anche ai compiti che al Presidente del Consiglio sono assegnati dalla Costituzione. Che si sia presentato da Mattarella senza una sua proposta alternativa su chi mettere a capo dell’economia italiana dimostra che la sua caratura politica è zero, e la sua preparazione in materia costituzionale altrettanto.
Secondo: l’arroganza di Salvini è insopportabile. Se questo avrebbe dovuto essere il “governo del cambiamento”, allora il cambiamento sarebbe consistito nella più sfacciata affermazione dell’asservimento delle istituzioni ai partiti politici. Questi sono delle semplici associazione private non riconosciute: in quale veste possono pensare di dettare direttamente le scelte a cui devono soggiacere le massime autorità dello Stato costituzionale? Perché hanno vinto le elezioni? Se anche fosse vero, ciò nonostante in uno Stato di diritto la politica non entra direttamente sulla scena costituzionale: forma gli organi parlamentari e suggerisce al Presidente della Repubblica il candidato alla guida del Governo, influenzerà le scelte della maggioranza e tramite i suoi parlamentari controllerà l’attività del Governo. Ma non le è concesso di imporre direttamente e prepotentemente un bel niente.
Ma tutto questo
Alice non lo sa
Qualche giorno fa Matteo Salvini è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. In soli diciassette minuti (e tredici secondi) di intervista il segretario della Lega Nord è riuscito a pronunciare una serie di sventatezze costituzionali di notevole portata.