di Giovanni Di Cosimo
Una campagna elettorale sgangherata. L’aggettivo scelto da Antonio Ramenghi è perfetto per descrivere il dibattito sui temi istituzionali. I poveri elettori sono stati bombardati da un profluvio di argomenti.
di Giovanni Di Cosimo
Una campagna elettorale sgangherata. L’aggettivo scelto da Antonio Ramenghi è perfetto per descrivere il dibattito sui temi istituzionali. I poveri elettori sono stati bombardati da un profluvio di argomenti.
di Antonio Ramenghi
La vignetta di Altan, quella dell’elettore al voto che inserendo la scheda nell’urna esclama: “Che perda il peggiore”, il 4 marzo sarà, in molti casi, ribaltata: a vincere uno scranno in Parlamento non sarà il più votato in quel seggio.
Il Rosatellum, la legge elettorale con cui si andrà a votare, non solo non consente di esprimere le nostre preferenze per questo o quel candidato, non solo non consente il voto disgiunto (voto un partito ma voto il candidato di un’altra lista), ma grazie alle pluricandidature farà sì che in molti collegi plurinominali non venga eletto il candidato capolista, ma il secondo nell’ordine (poco male, in fondo, visto che – appunto – non ci sono le preferenze).
Il gioco delle pluricandidature del Rosatellum, che per certi versi assomiglia al tanto e giustamente vituperato Porcellum, ha un doppio effetto: aver messo nelle mani delle segreterie dei partiti la quasi totale futura rappresentanza parlamentare e, secondo, aver tolto ai tanto declamati “territori” la possibilità di mandare in Parlamento candidati della propria terra, che conoscono la realtà locale, i suoi bisogni, le sue speranze, e che sono conosciuti (nel bene e nel male) dalla platea degli elettori del collegio.
Il primo effetto come si è visto ha provocato estenuanti trattative nelle segreterie e nei vari vertici dei partiti, con strascichi polemici, rischio di fratture, addirittura, come nel caso di Silvio Berlusconi, la necessità di una pausa defatigante nella campagna elettorale servita al leader di Forza Italia per rimettersi dalle giornate e nottate di trattative. A complicare ulteriormente la partita delle candidature e pluricandidature è stata anche la formazione delle coalizioni nelle quali ciascun partito aveva diversi centravanti o attaccanti di sfondamento, o presunti tali, da difendere e da schierare in campo. E per tenere insieme le alleanze non sono stati tanto i punti programmatici, i programmi, a suscitare discussioni e divisioni, ma appunto la spartizione dei seggi in particolare quelli presunti “sicuri”.
Il risultato è un puzzle che vede amplificata al massimo la possibilità delle pluricandidature prevista dal Rosatellum che in realtà inizialmente dovevano essere tre e che poi sono state portate a cinque.
di Alessandro Lauro
Les jeux sont faits. Alle ore 20 del 29 gennaio 2018 sono scaduti i termini di legge per la presentazione delle liste dei candidati dinanzi agli Uffici elettorali circoscrizionali e regionali. I partiti e movimenti politici hanno dunque “chiuso” la partita sulle candidature, fra “strappi” delle minoranze, accuse alle dirigenze ed altre reazioni varie ed eventuali.
di Salvatore Curreri
Il comunicato con cui la Corte ha preannunciato la propria sentenza sull’Italicum scioglie alcuni nodi ma ne lascia aperti altri, ben più importanti, sui quali bisognerà invece attendere le motivazioni.
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