Il diavolo, le pentole e i coperchi: effetti imprevisti ed effetti perversi dell’ultima riforma elettorale

di Antonio Floridia*

Sappiamo oramai tutto del “Rosatellum”, e sappiamo anche i risultati che sono emersi dalle urne del 4 marzo. Può essere tuttavia utile ritornare, post factum, sui meccanismi della legge elettorale, assumendo un punto di vista peculiare: si sono prodotti gli effetti previsti dai legislatori, o sono scaturiti effetti inattesi o finanche perversi?

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Meglio un governo del ritorno alle urne (che non risolverebbe nulla)

Dopo il risultato elettorale del 4 marzo sarebbe meglio un governo o un ritorno alle urne con elezioni anticipate? A questa domanda il 70,1% ha risposto meglio un governo, per il 29,9% sarebbe meglio tornare a elezioni anticipate.

Questo è il risultato di un sondaggio per l’Agenzia Italia eseguito da Quorum su un campione di 1000 cittadini.

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Commissioni speciali: sarà il caso anche della XVIII Legislatura? Serviranno a superare l’impasse politico

di Paola De Luca*
Le elezioni del 4 marzo 2018, data anche la combinazione di un sistema partitico fluido e di una legge elettorale senza premio di maggioranza, hanno prodotto un profondo mutamento del quadro politico italiano; non determinando, come prevedibile, un unico vincitore, in grado di ottenere una chiara maggioranza parlamentare e formare, in piena autonomia, uno stabile Esecutivo.

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Nuovi sondaggi: i partiti oggi, i leader, le possibili maggioranze

I sondaggisti che nelle ultime elezioni politiche non hanno sfigurato, come si è visto, avendo azzeccato la tendenza degli elettori a 15 giorni dal voto e, successivamente, hanno individuato con chiarezza vincitori e vinti al di là di scarti percentuali minimi, continuano a sondare le preferenze degli elettori: riguardo ai partiti politici, ai leader, alle possibili alleanze in parlamento.

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La “questione del Governo” passa dalla mediazione parlamentare. Il resto sono solo chiacchiere

di Antonio D’Andrea

Ci sono due brevi considerazioni che mi sembrano avere valenza istituzionale e che perciò richiamo all’attenzione di quanti si apprestano a seguire l’avvio della XVIII Legislatura e, conseguentemente, la eventuale definizione di accordi tra le forze politiche finalizzati ad individuare una maggioranza parlamentare.

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Le preoccupazioni di Mattarella sono le nostre

di Roberto Bin

Gli appelli del Presidente della Repubblica al senso di responsabilità dei partiti e l’invito a preoccuparsi delle sorti del Paese, piuttosto che ai propri interessi tattici, dovrebbero essere sottoscritti da tutti. Ma siamo in Italia, un paese a forma di stadio calcistico, ove dai tempi dei guelfi e dei ghibellini (ma ancora da prima, se si scava un po’) il clima da rissa tra opposte tifoserie domina su qualsiasi riflessione pacata.

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Alleanza e accordo politico, due cose ben diverse. Il Pd può fare lo schizzinoso?

di Roberto Bin

L’ipotesi di un accordo politico tra PD e M5S, che a me sembra auspicabile, è una prospettiva da tenere ben distinta dall’ipotesi di un’alleanza politica. Un’alleanza l’ha stretta il PD con Lorenzin e Casini, nonché Bonino, per presentarsi alle elezioni con un unico programma.

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E adesso, pover’uomo? Forse una via c’è

di Roberto Bin

Consoliamoci, Johannes Pinneberg, il pover’uomo di Hans Fallada, era di fronte ad una situazione ben più drammatica di quella cui ci affacciamo oggi in Italia. Per fortuna questa settimana non c’è asta dei buoni del tesoro (la prossima è il 12 marzo), per qualche giorno ancora non avremmo chiara la reazione dei mercati e non sapremo di quanto salirà il fatidico spread. Forse per allora qualcosa si sarà chiarito?

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Adelante Pedro… Cronoprogramma di inizio legislatura

C’è chi, come Matteo Salvini, ha annunciato nei giorni scorsi che martedì prossimo siederà a Palazzo Chigi e chi, come Luigi Di Maio, ha già fatto iniziare il riscaldamento alla propria squadra di futuribili ministri. Che fretta! Le cose andranno assai più lente e ponderate come viene chiaramente spiegato in questo articolo di Giampiero Buonomo, tanto che l’inizio delle consultazioni per il nuovo governo saranno probabilmente avviate dal Presidente della Repubblica non prima del 26 marzo.

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Il dopo voto? Irrealistico escludere un accordo di maggioranza tra forze politiche diverse

di Antonio D’Andrea

Quando, prima del voto del 4 dicembre 2016, si è insistito sulla necessità di recuperare la razionalità e, ancor prima, la logica del sistema di governo parlamentare, artificiosamente contraddette dalla combinazione tra la riforma costituzionale avanzata dal Governo Renzi (che prevedeva una sola Camera politica, quella dei deputati) e la nuova legge elettorale – il c.d italicum – che comunque prevedeva l’assegnazione di un premio di maggioranza ad una sola lista, si toccava, a mio avviso, un aspetto cruciale della complessiva riforma istituzionale promossa in questa legislatura dal PD e dalla sua variegata ed estemporanea maggioranza parlamentare.

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Di Maio e il generale a 5 stelle

di Roberto Bin
Finalmente Di Maio ha annunciato il primo dei suoi ministri. È il generale dei carabinieri Sergio Costa, un curriculum di primissimo livello. Il problema non è certo lui, ma Di Maio. Se è vero che gli mancano pochi esami per laurearsi, avrà sicuramente sostenuto Diritto costituzionale, che è un fondamentale del primo anno.

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