Toghe rosse: ignoranza e tracotanza, gli emuli di Trump


di Roberto Bin

Che il Presidente del Consiglio (Meloni), un Vice Presidente (Salvini), e “autorevoli” senatori (Gasparri, Speranzon) e deputati (Donzelli) di maggioranza possano attaccare le “toghe rosse” e i “magistrati comunisti” che fanno “opposizione giudiziaria” al Governo (Crosetto) è una cosa scandalosa di per sé. Sembra che si sia importato in Italia un modo di “esternare” il proprio pensiero politico che emula la dissennata campagna elettorale di Donald Trump. Ci sarebbe una sola parola per qualificare questi eccessi del linguaggio politico in bocca di chi ricopre ruoli istituzionali: vergogna!

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L’Europa disorientata – Erni Levy, il fascismo e la guerra

di Claudio Stefano Tani

André Schwarz-Bart (L’ultimo dei giusti, 1959, Editions du Seuil, Parigi, Ed. It. Feltrinelli 1960) ci ha raccontato che il genocidio di un popolo comincia molto prima del suo atto finale. La storia del bambino Erni Levy “morto sei milioni di volte” ad Auschwitz, a Mautausen, a Bergen Belsen e nel resto d’Europa, comincia nel 1185 quando al grido “di Dio lo vuole” la folla si sparge sul sagrato e le anime ebree rendono conto dei loro delitti a quel Dio nel cui nome, impugnando il crocifisso, il vescovo di York “prometteva salva la vita agli ebrei che avessero riconosciuto la Passione di nostro dolcissimo Signore Gesù Cristo”.

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Le ragioni di Mattarella nel rifiutare quella nomina, ma lo ha fatto nella sede sbagliata

di Salvatore Curreri

Pur nel massimo rispetto del ben più autorevole collega, mi permetto di non condividerne il pensiero. Secondo l’art. 92 Cost. “il Presidente della  Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Da qui due conclusioni: a) il Presidente del Consiglio propone, non impone, i ministri al Presidente della Repubblica al quale b) spetta il potere di nomina.

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Contratto di governo: un passo avanti!

di Roberto Bin

Mentre l’attenzione della stampa era concentrata sugli esiti delle votazioni nel nostro Ohio, cioè il Molise, il comitato messo in piedi dal professor Giacinto Della Cananea, per incarico di Di Maio, ha reso disponibile la sua relazione. L’incarico era di studiare se nei programmi delle forze politiche affiorino convergenze tali da permettere l’elaborazione di un’agenda condivisa per il governo del Paese, e quali ne possano essere i contenuti.

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Di Maio ha ragione: il “contratto di governo” è la via giusta

di Roberto Bin

In precedenti contributi in questo giornale (del 5 e del 7 marzo) avevo ipotizzato che l’unica seria via d’uscita dalla crisi sarebbe stato un accordo di governo tra M5S e il PD, sottolineando due volte la differenza fondamentale tra un’alleanza e un accordo: la prima rappresenta un patto su un programma politico ampio e stabile, con cui ci si presenta agli elettori, il secondo un contratto in cui i contraenti convergono su questioni di comune interesse.

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