Ad un anno di distanza dal termine del periodo di sospensione del Patto di stabilità e crescita, e a due mesi dalla presentazione della proposta da parte della Commissione del nuovo sistema di regole fiscali (le c.d. fiscal rules) che – per convinzione ampia e diffusa – sarebbe auspicabile adottare dal 2024, le considerazioni e i giudizi che si possono effettuare sono molteplici.
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La nuova proposta europea sul debito pubblico: una trappola per topi?
Lo scorso novembre la Commissione ha finalmente presentato la propria proposta di riforma della governance economica dell’eurozona: niente modifica dei parametri di Maastricht (3% deficit/PIL; 60% debito PIL), niente “golden rule” a favore degli investimenti pubblici dei singoli Stati membri né, tantomeno, una capacità fiscale centralizzata.
L’Unione europea, il debito pubblico e il commissariamento soft dei partiti nazionali
Wolfgang Streeck ha impietosamente dissacrato la fede europeista delle élite italiane e francesi in una recente intervista: «Stando alla retorica diffusa in Italia e in Francia, è come se in quei Paesi ci si aspetti che il governo tedesco si senta ora obbligato a compensare i Paesi partner per il loro errore di calcolo [nel progettare l’unione monetaria]. […]
Perché non si può cancellare il debito pubblico, spiegato a mia figlia
Piccola: “Papà, perché non cancellare buona parte del debito pubblico comprato dalla Bce in tutti questi anni? In fondo, non faremmo un torto a privati, imprese e famiglie, ma ad una banca centrale. Che è colei che il denaro lo crea. E se lo crea, potrà anche distruggerlo”.
I paradigmi macro-economici della UE alla prova della pandemia
La pandemia innescata dalla diffusione del Covid-19, e le misure assunte per limitare il contagio, diluirlo nel tempo, al fine di salvare vite umane ed impedire il collasso dei sistemi di assistenza sanitaria, stanno provocando il crollo repentino e profondo del prodotto interno lordo.
Il drammatico bivio italiano nel rapporto con l’Eurozona
A causa del lockdown da oltre un mese la gran parte dei redditi da lavoro e dall’utilizzo di capitale fisso (impianti, macchinari, ecc.) non sono più generati. Lo stesso non può dirsi dei rendimenti derivanti da capitale finanziario e immobiliare, i quali sono generati per effetto del solo trascorrere del tempo. Si dà il caso, però, che i secondi gravano sui primi.
Le conclusioni dell’Eurogruppo: anatomia di una capitolazione
di Marco Dani* e Agustin Menéndez**
Se non ora quando? Questo devono essersi chiesti tanti sinceri europeisti all’inizio del negoziato iniziato in seno all’Eurogruppo e al Consiglio europeo di fronte al propagarsi dell’epidemia Covid 19 e al manifestarsi delle sue drammatiche conseguenze economiche.
Fasi avverse ed eventi eccezionali: Unione monetaria o morte?
1. Il Problema. Nel 2017 il prof. Jo Ritzen, economista e più volte ministro, mi disse che se ci fosse stato un rallentamento nell’economia che avesse comportato un segno negativo del PIL italiano dello 0,5% per un periodo medio lungo (2-5 anni), o una contrazione più rilevante anche per un breve periodo (6 mesi-un anno), l’economia italiana non avrebbe retto e di concerto quella degli altri paesi europei. Il secondo scenario si è avverato e vari economisti si interrogano, in questi giorni, su dove reperire risorse per imprimere all’economia italiana una “spinta” anticiclica.
I mini-BOT come sintomo del malessere monetario europeo
di Agustín José Menéndez, Marco Goldoni, Marco Dani*
Il 28 Maggio scorso la Camera dei Deputati ha approvato una mozione che impegna il Governo ad emettere i cd. mini-BOT, titoli di stato di piccolo taglio denominati in Euro, privi di interessi e di data di scadenza che il Governo dovrebbe accettare come mezzo di pagamento delle tasse.
Sorprese e strafalcioni del Ministro Savona
Che i rapporti tra Governo italiano e Unione europea non siano facili negli ultimi tempi è cosa risaputa. I toni del dibattito politico sono sempre più accesi, e assistiamo a un’escalation di dichiarazioni pubbliche che sembra ben lontana dal trovare una tregua.
Il (presunto) veto presidenziale sul ministro dell’economia è legittimo?
di Omar Chessa *
Facciamo finta che il Capo dello Stato sia un organo di garanzia costituzionale. Non è un esercizio d’immaginazione troppo difficile, visto che la tesi è parecchio diffusa nell’opinione pubblica e tra i costituzionalisti, da Serio Galeotti in poi. Ora, se il Presidente è garante della Costituzione, può legittimamente rifiutarsi di accondiscendere alle richieste delle forze politiche che paiono di dubbia costituzionalità: ebbene, la proposta di nominare quale ministro dell’economia uno studioso che non fa mistero delle sue perplessità sull’unione monetaria europea conterrebbe un vulnus al dettato costituzionale, tale da giustificare un diniego presidenziale? La difesa dell’euro equivale a difendere la Costituzione vigente?
L’irreversibilità dell’euro e la BCE
Chi è il ‘sovrano’ negli stati d’eccezione?
Draghi: uscire dall’euro ci costerebbe 350 miliardi
di Andrea Guazzarotti*
Un discusso padre del costituzionalismo contemporaneo, Carl Schmitt, sosteneva che ‘sovrano’ è colui che decide sul caso d’eccezione, ossia che ha la forza di imporre la propria volontà al di là delle regole, anche costituzionali, e proprio per sopperire all’incapacità di queste ultime di salvare lo Stato nei momenti di crisi.