di Ugo Adamo*
La legge approvata era attesa da decenni; finalmente l’Italia si uniforma ad altri Paesi (civili, nel senso di tutela di tali diritti) europei. Lo fa in ritardo e quindi segue tutta quella giurisprudenza (ed è ad essa conseguente) che negli anni è stata prodotta intorno al rapporto che intercorre tra libertà personale, scienza medica e sviluppo tecnologico, in particolar modo nelle fasi del fine vita (alla luce di qualche estemporanea, recente, affermazione politica, non è di certo secondario sottolineare che la materia riguarda chi è ancora in vita, sic!).