Signora Presidente, la risposta alla sua domanda non la chieda a Mattarella, ma all’art. 49 Cost.,

 

di Roberto Bin

“E’ lecito infiltrarsi nei partiti?” si chiede Meloni: e rivolge la domanda al Presidente della Repubblica, lamentando “una pratica da regime” (forse mai era capitato prima che fosse un capo di governo a denunciare il pericolo che si stesse instaurando “un regime”nel suo Paese!). Ma la domanda è mal indirizzata. Perché la risposta la troverebbe nella Costituzione, se solo avesse l’accortezza di sfogliarla ogni tanto. E la troverebbe esattamente nell’art. 49, quello che si occupa dei partiti politici.

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Sette pensieri sul premierato infantile

di Antonio Cantaro

Oggi non possiamo sapere se e quando il disegno di legge di riforma costituzionale che va sotto il nome di premierato elettivo andrà in porto. Oggi sappiamo – non è passato nemmeno un mese dalla sua presentazione – che non gode di buona stampa. Gli aggettivi denigratori si sprecano. Confuso, contraddittorio, torbido, pericoloso, autoritario, eversivo e decine altri, anch’essi assai poco lusinghieri.  Se non è un record, poco ci manca.

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Il popolo non esiste, la democrazia invece sì!

*di Gladio Gemma (in memoria)*

Secondo un detto, “le bugie hanno le gambe corte”. Credo sia vero, ma sia necessario aggiungere, criticamente, che “le grandi bugie hanno le gambe lunghe”. Infatti, se rievochiamo la storia e, ad esempio, pensiamo alle vicende degli ebrei, verifichiamo quali menzogne storiche nei loro confronti (e non solo quelle naziste) siano state durature.

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L’inverno del nostro scontento

di Roberto Bin

Il romanzo di Steinbeck, che prende a titolo il verso iniziale del Riccardo III di Shakespeare, narra del discendente di una famiglia di balenieri, che perde ricchezza e prestigio sociale a causa della “crisi del settore”. E’ una vicenda allegorica che mi viene in mente in questi giorni, di fronte alla stretta anticovid voluta dal Governo.

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La pretesa “democraticità” della deriva autoritaria di Orban, Popper e l’art. 139 della Costituzione

di Piero Cecchinato 

La posizione di alcuni politici italiani, per cui la legge che conferisce poteri straordinari a Orban non avrebbe nulla di deplorevole perché deliberata dalla maggioranza del Parlamento ungherese, offre l’occasione per una breve riflessione su uno dei dilemmi principali della democrazia.

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Una vecchia questione: la democrazia nei partiti

di Fabio Ferrari

Il fatto che la possibilità di formare un nuovo Esecutivo sia dipesa dal voto online di qualche migliaia di iscritti al M5S non merita troppi commenti:
se non ci fosse di mezzo una questione capitale come il proseguimento della legislatura, sarebbe stato quasi da augurarsi un esito negativo della votazione.

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Dove va la democrazia italiana?

di Antonio D’Andrea

Se c’è un aspetto che lascia di stucco chiunque abbia conservato una minima capacità di discernimento rispetto alle vicende politico-istituzionali che si succedono da qualche tempo nel nostro ordinamento è la capacità di minimizzare o, se volete, di sorvolare a proposito di episodi (l’ultimo dei quali rappresentato dalla revoca del sottosegretario leghista Siri) che, viceversa, avrebbero potuto avere implicazioni di altra natura sulla tenuta della maggioranza parlamentare “del cambiamento”, quantomeno stando alle roboanti dichiarazioni dei rispettivi leader.

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Sondaggi infelici: il Ministro per la democrazia diretta e il suo partito riusciranno a capire la lezione?

di Roberto Bin

 

Tra i molti lussi che il nostro Paese si concede c’è anche quello di avere un Ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la Democrazia Diretta. Chi lo ha inventato probabilmente non sapeva bene che compiti fossero istituzionalmente affidati al ministro per i rapporti con il Parlamento (era il ministero di M. Elena Boschi, per intenderci). I compiti del ministero sono ben definiti sin dal 2012:

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Il domani non basta: il “momento elettorale” fra passato e futuro

di Alessandro Lauro

In questi giorni di fremito pre- e post-elettorale, gli italiani hanno per un momento “riscoperto” la politica: grazie al tam tam sui social network, ai link che piovono magicamente ovunque per calcolare le affinità politiche, agli illuminati appelli “ad informarsi”, si è aperto innanzi al cittadino elettore un universo di sigle, simboli, nomi che prima erano sconosciuti o quasi.

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