di Alessandro Morelli e Fiammetta Salmoni
In una democrazia costituzionale il fine non giustifica mai, da solo, i mezzi. Questi, infatti, devono sempre essere adeguati e proporzionati ai fini perseguiti dai pubblici poteri.
Nella scomposta ed irragionevole polemica dei nemici della obbligatorietà della vaccinazione contro il covid – no-vax dichiarati o loro gregari (tra cui intellettuali e giuristi) – è stata avanzata una tesi manifestamente infondata: il principio di libertà consentirebbe soltanto la raccomandazione a vaccinarsi, una sola opera di persuasione, ma vieterebbe l’imposizione di un obbligo vaccinale. Vediamo perché si tratta di un’idea assolutamente priva di fondamento.
Per quanto interlocutoria, la decisione con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo, lo scorso 24 agosto, ha provvisoriamente respinto la richiesta di 672 vigili del fuoco francesi di misure cautelari contro la legge che impone loro di vaccinarsi contro il COVID-19 s’inserisce in un sempre più consistente filone giurisprudenziale favorevole all’introduzione di simili obblighi.
Qualcuno ricorda forse la cittadella circondata dal filo spinato del film messicano “La Zona”, in cui la divisione sempre più netta e profonda che avvertiamo oggi nella società italiana trovava un’angosciosa materializzazione.
Ho soltanto da imparare dalla discussione in corso e non mi azzardo all’analisi critica del documento dell’Osservatorio per la legalità costituzionale pubblicato da Questione Giustizia “Dovere costituzionale e comunitario di disapplicazione del decreto green pass”.
Sostiene Giorgia Meloni che lo Stato non rende la vaccinazione anti-COVID 19 obbligatoria per non esporsi a richieste di risarcimento e indennizzi. Di conseguenza, chi – pur non essendovi obbligato (come invece lo sono gli esercenti professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario: art. 1 d.l. 44/2021) – si sottopone al vaccino e subisce “una menomazione permanente dell’integrità psico-fisica” (art. 1 l. 210/1992) non potrebbe pretendere alcunché.
Circola con forza, in questi ultimi giorni, la tesi secondo cui il noto green pass, la Certificazione verde COVID-19 rilasciata dal Ministero della Salute, sarebbe illegittimo per palese e macroscopica violazione di norme dell’ordinamento dell’Unione europ…
Il 4 agosto la Rivista Questione giustizia – rivista che da tempo esprime il punto di vista di una corrente della Magistratura – ha pubblicato un documento “Sul dovere costituzionale e comunitario di disapplicazione del c.d. decreto green pass”. Questo documento non è sfuggito all’attenzione di uno dei nostri lettori (Ludolfo), che ha ritenuto di “sbattermelo in faccia”, contestando le mie tesi sul green pass. Ecco la mia replica.
Come da previsione, l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha determinato una serie di problemi complessi da risolvere. Sebbene l’arrivo dei vaccini rappresenti una “luce” in fondo al tunnel, emergono talune perplessità in ordine alla loro obbligatorietà e ai meccanismi di circolazione legati ad essi.
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