Nel suo editoriale Roberto Bin ha opportunamente posto il problema del salario minimo in un’ottica costituzionale, evidenziando come l’applicazione della giusta retribuzione ex art. 36 Cost., per supplire alla mancata attuazione dell’art. 39 Cost., sia oggi resa difficoltosa e incerta a causa della proliferazione di contratti che fissano minimi contrattuali diversi e talora al di sotto della soglia di povertà, anche quando firmati da sindacati nazionali dotati di ampia rappresentatività.
contrattazione collettiva
Salario minimo e ipocrisia
di Roberto Bin
Il giudice del lavoro di Milano è stato protagonista qualche mese fa di un caso emblematico, che ha fatto parlare la stampa. È la vicenda di un receptionist impiegato in un istituto bancario, ma non dipendente della banca: il suo servizio era stato appaltato all’esterno a una serie di imprese succedutesi nel tempo, da ultimo a una cooperativa. Nella successione degli appalti lo stipendio del lavoratore era stato progressivamente ridotto, quasi dimezzato: probabilmente era grazie a questo tipo di “risparmio” che la cooperativa aveva battuto la concorrenza e si era aggiudicata l’appalto.