Televisione e disinformazione

di Antonio D’Andrea

Si commetterebbe davvero un grave errore se qualcuno, guardando i numerosi talk show predisposti dalle emittenti televisive dalla mattinata sino alla sera inoltrata, pensasse seriamente di farsi una idea plausibile dello stato dei rapporti tra le forze politiche, dell’azione del Governo, delle ragioni che inducono il Parlamento ad assumere una decisione piuttosto che l’altra, della effettiva portata dei pronunciamenti giudiziari, di quello che accade nei diversi versanti in Europa e nel mondo.

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Si fa o non si fa il “buco” in Val di Susa?

di Antonio D’Andrea

Ma davvero si pensava e si pensa che si potesse e si possa governare il Paese, sottoscrivendo dinanzi ad un compiacente notaio (nel senso di professionista privato), un “contratto politico” tra due leader sicuri, in quanto elevati al rango di “capi partito” come richiesto da esplicita previsione legislativa, di potere sempre e comunque contare sul sostegno delle rispettive “truppe” parlamentari, considerate, in verità con qualche ragione, alla stregua di una ubbidiente fanteria d’assalto?

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La “disobbedienza” dei Sindaci come “intreccio” di doveri “diffusi” di difesa dei diritti?

di Michele Carducci

La questione sollevata dalla “disobbedienza” dei Sindaci sul “decreto Salvini” comprende un profilo, ancora rimasto ai margini del dibattito tra i costituzionalisti e aperto invece al tema, oggi più che mai importante, dell’adempimento di doveri “internazionalmente imposti” ed “euro-unitariamente conformi”.

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Migliorare la democrazia? Il bilancio partecipativo

di Martina Trettel*

La democrazia è in crisi, è un dato di fatto. Più precisamente sono in crisi i meccanismi previsti dalla costituzione per canalizzare la volontà popolare, in particolare quelli della democrazia rappresentativa. I dati sull’affluenza alle elezioni dimostrano lo scarso interesse e la sfiducia dei cittadini nelle sfere della politica, i partiti politici faticano a trovare nuovi iscritti e i movimenti populisti sono in forte espansione in tutta Europa. È innegabile che tra la popolazione e le istituzioni si sia creato un profondo divario, difficile da colmare.

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Chiacchiere in treno

di Glauco Nori

Sono frequenti i richiami alla gente anche se non è chiaro come vada intesa. Quello che effettivamente pensano le c.d. persone comuni sembra che non interessi molto forse perché talvolta arrivano ad analizzare le situazioni prima e meglio di chi dovrebbe. Tra i pendolari, che per abitudine viaggiano sempre nello stesso vagone del treno, si crea un ambiente utile alla discussione. Vale la pena di riportare quello che si sono detti impiegati pubblici e privati, un paio di professori, studenti universitari e occasionalmente un magistrato in pensione.

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Politica pop e diritto, i rischi di un passo indietro nella nostra storia

di Roberto Bin

La storia di Europa è stata segnata da una conquista della cultura liberale, la prevalenza del diritto sulla politica. La ‘politica’ è un termine un po’ astratto per definire il potere, e la storia di Europa è stata segnata dal tentativo di porre il potere sotto controllo, imbrigliarlo nelle regole e nei limiti della costituzione e delle leggi. Quando si parla di Stato di diritto o di Stato costituzionale è a questa conquista che si fa riferimento.

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Un governo culturalmente incostituzionale?

di Davide Galliani

1. I botti iniziali, riguardanti la formazione dell’esecutivo, hanno lasciato il passo alla rassegnazione? Forse sì. Vero che di leggi se ne sono viste poche, al contrario delle tante parole e di qualche rilevantissimo fatto. Vero che le caselle dei più importanti uffici ministeriali sono state riempite da poco. Eppure, se valutiamo parole e fatti, siamo già alle prese con un governo che dovrebbe catalizzare le attenzioni dei più. Quanto meno preoccupare i più.

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Austerity e cattiva gestione dell’immigrazione: lezioni dalla Germania

di Andrea Guazzarotti

La questione migratoria sta diventando cruciale negli stati europei e nelle istituzioni dell’UE: se la minaccia alla stabilità dell’Eurozona sembrava potesse venire dalla finanza, oggi sembra che la madre di tutte le instabilità sia la questione migratoria. Ma cattive ricette economiche e cattiva gestione delle politiche migratorie sono due aspetti collegati. A mostrarcelo è la Germania.

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Europa c. nazionalismo, ci si gioca la pace

di Roberto Bin

Settant’anni di pace non sono pochi, almeno non lo sono in quel continente europeo che è stato lacerato da guerre cicliche e devastanti, sommate a tumulti rivoluzioni e guerre civili. Da quando? Praticamente da sempre. Il merito di una pace lunga e – almeno sino a poco tempo fa – ben radicata nei paesi dell’Europa occidentale (perché in quella orientale ci si è massacrati nella ex-Jugoslavia e ancora lo si fa nel Donbass) sembrava un dato acquisito per sempre. E invece qualcosa si sta incrinando.

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Sovranità, debito pubblico e rispetto delle norme

di Glauco Nori

L’atmosfera politica si sta raffreddando, almeno così sembra. Si può tentare di mettere un po’ di ordine in quello che si è letto e sentito fino a poco fa per superare l’impressione che si voglia arrivare a una Costituzione à la carte, da interpretare nel modo più comodo al momento.

L’aspetto giuridico (quali sono i poteri e a chi competono) e quello che, per rendere l’idea, si potrebbe definire della discrezionalità (come i poteri sono stati esercitati) saranno tenuti distinti, partendo dal primo

C’è chi ha sostenuto che si sarebbe attentato alla sovranità. L’art.11 della Costituzione ne consente espressamente le limitazioni, in parità di condizioni con gli altri Stati, “necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (non va trascurata la maiuscola adottata nel testo).

La norma, come è risaputo, fu introdotta per consentire l’adesione all’ONU. In Assemblea fu proposto di riferire le limitazioni anche “alla unità dell’Europa”. Fu condivisa l’opposizione dell’on. Ruini: ”L’aspirazione alla unità europea è un principio italianissimo: pensatori italiani hanno messo in luce che l’Europa è per noi una seconda patria. E’ parso però che, anche in questo momento storico, un ordinamento internazionale può e deve andare anche oltre i confini dell’Europa”.

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