Il referendum sulle iniziative legislative popolari non accolte dal Parlamento può costituire un efficace rimedio alla crisi di partecipazione politica; attenti, però, a non alterare il delicato equilibrio costituzionale tra democrazia rappresentativa parlamentare e istituti di democrazia partecipata.
La riduzione del numero dei parlamentari: non è tutto oro ciò che luccica…
In questi giorni la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati sta discutendo in prima lettura il progetto di revisione costituzionale (A.C. 1585), approvato dal Senato lo scorso 7 febbraio, che prevede la riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati al posto degli attuali 630 e 200 senatori anziché 315.
L’ingresso di Emiliano nella Direzione del PD: un nuovo illecito disciplinare?
Il neo-segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha chiamato a far parte della Direzione nazionale, tra gli altri, Michele Emiliano, attuale Presidente della Regione Puglia. Ciò in forza dell’art. 8, comma 3, dello Statuto di quel partito secondo cui “il segretario nazionale può chiamare a farne parte, con diritto di voto, venti personalità del mondo della cultura, del lavoro, dell’associazionismo, delle imprese”.
La fuga dal confronto parlamentare
C’è un aspetto del caso Diciotti che, a mio modesto parere, non è stato sufficientemente evidenziato: la scelta del Ministro dell’interno di depositare una memoria scritta, anziché presentarsi di persona presso la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato.
L’atto politico è sempre insindacabile?
L’atto politico è sempre e comunque per sua natura insindacabile? Questo è il nocciolo della questione. Chi risponde affermativamente a tale interrogativo, comprensibilmente guidato dalla preoccupazione di affermare la prevalenza delle ragioni della politica sulla magistratura, si espone però
L’occasione persa
Per quanto prevedibile alla luce della precedente giurisprudenza costituzionale in tema di interna corporis, la decisione della Corte costituzionale circa l’inammissibilità del conflitto di attribuzioni sollevato dai senatori del Partito democratico a seguito della compressione dei tempi parlamentari di esame della legge di bilancio, suscita comunque parecchia delusione.
Votare e rivotare fino ad approvare
Si fa in questi giorni – e giustamente – un gran parlare della violazione della dignità del Parlamento a seguito della procedura seguita per l’approvazione della legge di bilancio 2019. In un precedente mio intervento avevo indicato tra i responsabili dei cattivi precedenti parlamentari affermatisi nel tempo i Presidenti delle camere, eccessivamente schierati con la maggioranza di turno.
Forza della maggioranza e tutela delle minoranze
Ieri è stato presentato il ricorso per conflitto di attribuzione di alcuni senatori del Pd contro il Presidente del Senato e il Governo per violazione delle attribuzioni costituzionali spettanti alle minoranze a seguito del mancato effettivo esame in commissione e in Aula della legge di bilancio, la più politica tra tutte le leggi perché stabilisce le entrate e le spese dello Stato.
In memoriam del giusto procedimento legislativo
Era assolutamente prevedibile che, di cattivo in precedente in cattivo precedente, si arrivasse ad approvare la legge di bilancio senza di fatto esame parlamentare.
Iniziativa legislativa popolare e democrazia rappresentativa parlamentare: un delicato equilibrio
I disegni di legge costituzionali proposti per sottoporre a referendum le iniziative legislative popolari non approvate dal Parlamento possono costituire un efficace rimedio alla crisi di partecipazione politica; attenti, però, a non alterare il delicato equilibrio costituzionale tra democrazia rappresentativa parlamentare e istituti di democrazia diretta.
La Commissione Affari costituzionali della Camera sta in questi giorni esaminando in sede referente due proposte di legge costituzionali, entrambe dirette a potenziare l’iniziativa legislativa popolare attraverso l’introduzione su di esse del referendum c.d. propositivo.
L’esclusione dal finanziamento pubblico dei partiti antisistema tedeschi: solo una questione di vil denaro?
Nell’ambito delle discipline legislative statali sui partiti politici, quella tedesca ha sempre rappresentato il polo della massima regolazione. Per evidenti ragioni storiche, legate alle modalità di affermazione del nazismo, la Legge Fondamentale tedesca contiene talune disposizioni che vietano ai nemici della democrazia di poter usare i diritti civili e politici per poterla abbattere.
Magistrati e politica: un equilibrio quasi impossibile
Per la Corte costituzionale (sentenza n. 170/2018) i magistrati, anche in aspettativa, non possono iscriversi ad un partito politico perché ciò lede la loro imparzialità e indipendenza. Però possono ricoprire cariche elettive, politiche e tecniche e ritornare, al loro termine, in magistratura.