di Roberto Bin
Siamo all’ennesimo scontro con i giudici. L’organo più elevato della magistratura, le sezioni unite della Cassazione, ha riconosciuto che il gesto dell’allora Ministro Salvini (che aveva trattenuto dei migranti dal 16 al 25 agosto del 2018, a bordo della nave Diciotti), era illegittimo e che perciò i migranti devono essere risarciti per aver subito una lesione dei loro diritti.. Di avviso contrario si erano pronunciati, per ragioni diverse, i giudici di primo grado e la Corte di apello, che pure aveva riconosciuto l’illegittimità del comportamento del ministro. Per cui ciò che la Cassazione aggiunge è solo l’obbligo di riasarcire i migranti colpiti dall’atto illegittimo del ministro lesivo dei loro diritti. Applica quindi un principio generale che è posto a tutela dei diritti di noi tutti, che non possono essere violati impunemente dalla pubblica autorità. Garanzie costituzionali fondamentali, di questo si tratta.
Subito la politica ha reagito con la consueta violenza. La presidente Meloni ha dichiarato – a quanto riporta la stampa (citando un suo messaggio su X) – “non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante”; e il ministro Salvini ha aggiunto “mi sembra un’altra invasione di campo indebita. Se c’è qualche giudice che ama così tanto i clandestini, li accolga un pò a casa sua e li mantenga”. Affermazioni sorprendenti.
Chi sta al Governo fa sfoggio di un’ignoranza sospetta. Non esistono migranti clandestini o illegali sinché chi arriva nei nostri porti – non importa se uno splendido yacht, su un barcone sfasciato o sul gommone della guardia costiera – non sia accolto dall’apposita autorità portuale, che ne verifica il titolo di ingresso: se non ha regolare passaporto, lo straniero può però esercitare il suo diritto fondamentale (riconosciuto dall’art. 10.3 Cost. e dal diritto internazionale) di chiedere asilo. A quel punto il migrante può essere trattenuto o respinto secondo procedure abbastanza precise (anche se di dubbia legittimità), ma non è affatto né illegale né clandestino. Salvini dovrebbe saperlo, perché in altro procedimento la Cassazione (III Sez. Civ., sent. 24686/2023) aveva confermato la condanna del suo partito, la Lega Nord, che aveva affisso manifesti contro ll’ipotesi di accogliere 32 richiedenti asilo in una località in provincia di Saronno: l’appellativo di “clandestino” era stato attribuito a «persone straniere che avevano presentato allo Stato italiano domanda di protezione internazionale»; ad esse – in base al decreto legislativo 142/2015 – «le misure di accoglienza devono applicarsi fin dal momento della manifestazione della volontà di chiedere la protezione internazionale»; «la presentazione di tale domanda implica il rilascio di un apposito permesso di soggiorno (per richiedenti asilo) che consente di svolgere anche attività lavorativa». Perciò, rivolgersi a loro con l’appellativo di “clandestini” offende la loro dignità e costituisce una violazione del divieto di discriminazione, con relativo obbligo di risarcimento.
Il problema è che né Meloni né Salvini sembrano conoscere e capire questi elementari principi. Come si fa spiegare alla premier che il compito dei giudici non è “avvicinare i cittadini alle istituzioni”, né quello di far risparmiare soldi allo Stato, bensì la tutela dei diritti delle persone nei confronti degli atti illegittimi compiuti dalle autorità pubbliche? O si può spiegare a Salvini che chi riesce a arrivare in Italia non è un “clandestino”, ma una persona che non deve essere offesa? Sorge persino il dubbio che non abbiano gli strumenti per comprenderlo. Del resto siamo l’unico paese in Europa che si fa governare da persone prive di un titolo di studio adeguato a svolgere buona parte dei mestieri certo meno impegnativi: anche Orbàn e Fico, per restare tra i leader sovranisti, o Marine Le Pen e Ignacio Garriga, cioè i leader di estrema destra francese e spagnolo, hanno alle spalle studi universitari e un mestiere congruo con il titolo conseguito. In Italia invece no: mezzo governo, a partire dalla premier e dal suo vice, è composto da persone prive di un titolo di studio universitario: alcuni ci hanno provato, ma hanno dovuto lasciare gli studi per l’urgenza di venire a governarci.
Naturalmente non è il titolo di studio a fare il bravo governante, ci mancherebbe: ne erano privi buona parte di coloro che hanno edificato la Repubblica e scritto la sua Costituzione. Ma nessuno di loro si è mai sognato di pronunciare parole in cui traspare tanta impudica esibizione di non conoscere l’abc del diritto costituzionale. Del resto tutto lo sbraitare da parte di ministri e sottosegretari contro le “toghe rosse” che cos’è se non un episodio di quella esibizione?