di Roberto Bin
“E’ lecito infiltrarsi nei partiti?” si chiede Meloni: e rivolge la domanda al Presidente della Repubblica, lamentando “una pratica da regime” (forse mai era capitato prima che fosse un capo di governo a denunciare il pericolo che si stesse instaurando “un regime”nel suo Paese!). Ma la domanda è mal indirizzata. Perché la risposta la troverebbe nella Costituzione, se solo avesse l’accortezza di sfogliarla ogni tanto. E la troverebbe esattamente nell’art. 49, quello che si occupa dei partiti politici.
Leggerlo potrebbe esserle utile, Signora Presidente. L’art. 49 riconosce i partiti politici come lo strumento principale attraverso cui i cittadini possono esercitare il loro diritto fondamentale a partecipare alla politica nazionale. Questo è quello che sfugge però a tanti politici italiani, a partire dall’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, che aveva pensato bene di tagliare anche l’ultimo residuo di finanziamento pubblico ai partiti, non rendendosi conto che così si essicava il principale strumento attraverso cui noi tutti possiamo esercitare un nostro diritto fondamentale.
Male. Ora però la Presidente Meloni sembra ignorare un altro inciso fondamentale dell’art. 49, quello in cui si lega l’attività dei partiti al “metodo democratico”.
“Metodo democratico” può voler dire tante cose: ma in primo luogo vuol dire trasparenza. I cittadini hanno diritto di conoscere cosa pensa e cosa intende fare chi si propone quale principale strumento di esercizio del loro diritto fondamentale. “Metodo democratico” intende escludere le attività clandestine, le riunioni riservate, i dibattiti segreti. Non è così che si concorre a determinare la politica nazionale. Associazioni segrete e comunicazioni riservate sono esattamente il contrario del metodo democratico.
Che poi la Presidente Meloni si domandi se mai degli “infiltrati” – li chiama proprio così! – avevano osato a rendere pubblici ciò che accade all’interno dei partiti è davvero penoso: ci si “infiltra” in organizzazioni segrete, in cosche mafiose, in cellule terroristiche, non nei partiti politici democratici. Mai nessun partito era stato “infiltrato” da giornalisti che fanno bene il loro lavoro. E perché? Si dia una risposta, Presidente: la domanda non è difficile.