Il tempo è galantuomo. Alla fine, è successo ciò di cui vari settori della dottrina costituzionalistica avvertivano: in democrazia, non c’è alcuna garanzia di “stabilità”, soprattutto se dietro a questa etichetta si immagina che il popolo voti sempre e comunque per quei partiti o candidati che nella narrazione generale dovrebbero incarnare tale concetto.
Mese: Giugno 2022
L’emergenza climatica tra giudice e vincoli normativi: sulla soglia accettabile del pericolo
Ci si può rivolgere a un giudice per fermare l’emergenza climatica? Oppure questo significa stravolgere il ruolo delle istituzioni democratiche, attribuendo al giudice una funzione “creativa” che non gli spetterebbe? Esiste un giudice naturale per salvarsi dalla catastrofe? Ma salvarsi dalla catastrofe attraverso l’accesso al giudice davvero significherebbe abilitarlo alla “creatività”?
Referendum? Sono un “astensionista” e me ne vanto
Il referendum abrogativo è una cosa seria, ma chi lo propone non sempre lo è. E l’astensionismo che ha vanificato i referendum per i quali si è votato ieri lo ha clamorosamente confermato.
Il dovere ambientale “di fare” dopo la riforma costituzionale
Innumerevoli e contrastanti risultano i commenti della dottrina italiana alla riforma degli artt. 9 e 41 della Costituzione: da molti ritenuta quasi ridondante rispetto alle acquisizioni evolutive della giurisprudenza costituzionale in materia ambientale (cfr., tra i tanti, Cassetti); da altri qualificata addirittura pericolosa nella misura in cui porrebbe freni alla libertà del mercato e della concorrenza (Di Plinio) o al primato dell’essere umano sulla natura (Scarselli); da altri ancora apprezzata per il fatto di individuare un nuovo “controlimite”, quello appunto ambientale e intergenerazionale, all’applicazione del diritto europeo (Morrone).
Temi e problemi del quesito referendario sulla legge Severino
Il primo quesito referendario sul quale gli italiani saranno chiamati a votare il prossimo 12 giugno è tra i più semplici e lineari, avendo ad oggetto l’abrogazione totale di un atto legislativo – cosa che, ormai, rappresenta quasi un’eccezione, dato che nella stragrande maggioranza dei casi i quesiti sono non soltanto parziali ma altresì redatti utilizzando la tecnica del ritaglio di singole porzioni di testo, non sempre aventi un autonomo valore linguistico prima ancora che normativo – e ponendo pertanto l’elettore di fronte alla scelta se abrogare un intero e sistematico apparato di norme o mantenerlo in vigore.
Un giudice può disapplicare le leggi che gli sembrano incostituzionali?
L’interrogativo del titolo ha intrigato i costituzionalisti più di mezzo secolo fa, ma la risposta negativa è ormai certa, e nessuno ne dubita più: la Corte costituzionale è sempre stata ferma sul punto. Ma qualcuno ci prova ancora, convinto che le sue personali considerazioni attorno alla successione di atti con cui il Governo ha fatto fronte alla pandemia sia viziata irrimediabilmente.
Voto ai fuorisede: non neghiamo alla Costituzione la sua bellezza
Nuove elezioni si avvicinano, vecchi problemi si ripresentano.
In qualità di giovane studente (fuorisede) di giurisprudenza appassionato alla politica e al diritto costituzionale, vivo sempre, con l’avvicinarsi di un’elezione, un periodo di rabbia e stupore.