Se fossimo un Paese di gente seria avremmo una strada chiara da seguire per risolvere il minuetto della crisi di governo. Una strada non convenzionale, che uscisse dalle piste tracciate dalla prassi dei partiti che giocano a rimpiattino, con la goffa agilità degli elefanti che danzano in equilibrio sul filo. Una strada un po’ à la Pertini, un Presidente criticato per la sua insofferenza per i minuetti e la propensione a procedure “non convenzionali” di soluzione delle crisi. Il un pas en avant, deux pas en arrière di Renzi, l’arabesque del M5S, il pas de bourrée del PD, il ripetitivo ronde de jambe par terre del centro-destra e l’imbarazzante sexy drop dei figuranti offre indubbiamente momenti di alta spettacolarità, ma non si adatta alla situazione del pubblico, che siamo noi, travolti da problemi e agitazioni enormi che non serve ricordare, che ci rendono poco propensi ad apprezzare il gesto artistico dei nostri rappresentanti politici, per di più generalmente troppo in sovrappeso per la calzamaglia. E allora?
E allora il pazientissimo Mattarella potrebbe perdere un po’ della sua pazienza e convocare le delegazioni di partiti, gruppi e gruppetti parlamentari al Quirinale, presto alla mattina, in una bella sala sufficiente a raccoglierli tutti mantenendo le distanze, e annunciare loro: “cari, da qui non si esce se non con un patto di maggioranza sufficientemente ampio e un elenco di punti programmatici condivisi. Ciò entro le 19. Altrimenti qui pronto è il decreto di scioglimento delle Camere. Alle 19.30 è convocata la conferenza stampa in cui o annuncerò la fumata bianca e chi è l’incaricato che voi mi avrete proposto, oppure spiegherò chi ha detto cosa, in modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità davanti agli elettori“.
“Ma questo significherebbe rompere tutte le prassi, le convenzioni, le consuetudini di cui è fatta la nostra forma di governo” – sento già le parole indignate di molti miei colleghi. Ma io a queste cose non ho mai creduto, non le ho mai viste se non sui libri: quello che conosco è il principio costituzionale che pone sul Presidente della Repubblica il dovere di risolvere la crisi e darci un Governo sufficientemente stabile. Convenzioni, consuetudini e le altre cose sono solo i modi in cui di solito il Presidente svolge il suo compito: in tempi normali, e questi normali purtroppo non lo sono.
Prof.Bin,
grazie per le sue sempre razionali e illuminanti analisi su questa politica oscura che poco è espressione di democrazia.
Se i maggiori filosofi del ‘600 (cito Locke, Spinoza, Milton Condorcet, Diderot etc…) avessero avuto paura delle critiche ora non vivremmo questa libertà di pensiero ed espressione e quindi chi come Lei ha le competenze e la lungimiranza per poter disquisire azzardando ipotesi politiche inedite lo facesse.
Il progresso avanza solo con uomini come Voi.
Grz ancora.
Caporelli Walter
ottimo!!!! il richiamo al proprio dovere mi sembra fondamentale. Bello il logo “angelo sterminatore”
Caro Roberto,
quando ho letto il tuo brillante editoriale “Se Mattarella perdesse la pazienza…” di qualche giorno fa, per intenderci prima che si concludesse quella specie di esplorazione mirata e a tempo del Presidente Fico, ho pensato, ancora una volta, che a perdere la pazienza più che il Capo dello Stato eri tu e con ottimi motivi per la manfrina cui stavamo e, temo, stiamo ancora assistendo al fine di uscire dalla crisi di governo, apertasi con le dimissioni volontarie del Presidente Conte che pure aveva poco prima visto riconfermata la fiducia dei due rami del Parlamento al suo Esecutivo (ti risparmio il tema noto delle maggioranze e dell’antica insofferenza per l’Esecutivo dimissionario di una componente numericamente decisiva almeno al Senato, problematiche politiche che ti annoiano). Difatti quel che proponevi era, secondo riconoscibile metodologia biniana, come sempre a metà tra il paradossale e l’innovativo, tanto si resta sul versante della forma di governo che per te è abbastanza “informe” e malleabile a beneficio, in primo luogo, dagli attori politici (tranne il rispetto di pochi precetti ai quali nell’editoriale in effetti restavi fedele), vale a dire: la contestale convocazione al Quirinale in ampia sala e nel rispetto del distanziamento imposto dalle circostanze di tutti i gruppi parlamentari; la fissazione di un termine relativamente ridotto (una mezza giornata da concludersi entro le 19) e il diktat consistente nel far venir fuori il nome del Presidente del Consiglio – cui dare l’incarico sia ben chiaro – in grado di ottenere la maggioranza in entrambe le Camere (mi pare che anche per te fosse sufficiente quella prevista, cioè relativa) ovvero incanalarsi inesorabilmente verso lo scioglimento anticipato delle Camere tanto più, si potrebbe aggiungere al tuo lineare ragionamento, che tra qualche mese non si potrà ottenere tale “rimedio” per il noto impedimento costituzionale del semestre bianco.
Ecco allora che mi sei venuto in mente quando il Presidente Mattarella, senza andare oltre la patetica esplorazione del Presidente della Camera (conclusasi con rapidi twitter neppure sempre degli effettivamente ascoltati leader e vari passaggi in favore di telecamera, ben prima che con la visitina al Colle varie volte posticipata del povero Fico), ha convocato senza indugio il prof. Drqghi per il giorno successivo. Certo per conferirgli, secondo il rito, l’incarico di formare l’Esecutivo ma dopo aver spiegato solennemente, ancora una volta in favore di telecamera, che sarebbe bene non andare al voto in queste condizioni di grave ambasce per la salute pubblica e perché è doveroso impegnarsi nel rilancio del Paese occupandosi al meglio dei fondi – una montagna – che ci verrebbero accreditati dall’Unione Europea se saremo in grado di presentare idonea “documentazione”. Un incarico pieno ma non politico (?) quello ottenuto da Draghi, da espletare secondo il tempo che sarà necessario, per un Governo di alto profilo in grado di trovare l’unanime (?) apprezzamento delle forze politiche, senza distinzioni, affidato, come è noto, ad una personalità riconosciuta e stimata dal mondo economico-finanziario non solo europeo e dalle Cancellerie di gran parte degli Stati occidentali, insomma una “carta vincente” da spendere nel momento del bisogno nel quale si trova il nostro Paese.
Ed allora, caro Roberto, credo che possa dirsi che Mattarella non ha di certo perso “la pazienza” nella gestione della crisi in atto ma si è semplicemente orientato per una soluzione della stessa mettendo semmai in luce come le ragioni e il tatticismo non solo degli attori politici “modellano” i precetti costituzionali in modo più o meno discutibile ed inoltre che anche in questo caso si sarebbero potute compiere altre scelte. Più rapide e persino più rispettose, almeno a mio parere, della “logica costituzionale”. In tutti i casi auguri sinceri al Paese.
Antonio D’Andrea