Sono frequenti i richiami alla gente anche se non è chiaro come vada intesa. Quello che effettivamente pensano le c.d. persone comuni sembra che non interessi molto forse perché talvolta arrivano ad analizzare le situazioni prima e meglio di chi dovrebbe. Tra i pendolari, che per abitudine viaggiano sempre nello stesso vagone del treno, si crea un ambiente utile alla discussione. Vale la pena di riportare quello che si sono detti impiegati pubblici e privati, un paio di professori, studenti universitari e occasionalmente un magistrato in pensione.
In autostrada – è stato osservato – se si rispetta il limite di velocità, in pratica si è superati da tutti meno i pochi che per prudenza vanno lentamente. Chi ha l’auto più potente sembra che non possa stare dietro alle altre, come se fosse una perdita di prestigio; chi ne ha una meno potente deve dimostrare la sua abilità di pilota. Il codice della strada non sarebbe applicabile ai motocilisti che possono sorpassare fagliando le curve e senza rispettare i limiti di velocità come tanti Valentino Rossi.
Non è diverso per le biciclette che, forse per essere meno ingombranti, possono andare in sensi vietato e, se necessario, anche sui marciapiedi. E’ stato riferito di una ciclista che ha inveito contro un auto che non le aveva dato la precedenza sulle strisce. Quando è stato fatto notare che la precedenza è dei pedoni e non dei ciclisti e che, se si vuole la precedenza, si deve scendere e portare la bicicletta a mano, la sua risposta è stata perentoria: sulle strisce deve avere la precedenza chiunque ci passa.
Non sono pochi quelli che non conoscono le norme da rispettare; anche quando le conoscono, le considerano poco più di un suggerimento, da seguire solo se non scomoda.
Dalla violazione delle norme stradali – è stato rilevato – i vantaggi, quando ci sono, sono minimi: si risparmia qualche minuto, ma si mette a rischio l’incolumità propria e quella degli altri. Qualcuno ne ha concluso che, chi viola la legge per guadagnare centinaia di migliaia di euro se non qualche milione, in fondo è meno disonesto perché viola la legge per un interesse al quale è più difficile resistere, con rischi non per l’integrità fisica, ma per i patrimoni. Alla obiezione che in questo caso il danno economico è sicuro mentre nella circolazione stradale c’è solo una pericolo è stato risposto che a violare le norme stradali sono in tanti e le statistiche dicono che i danni alle persone diventano certi, mentre sicuramente di meno sono quelli che rubano.
Qualunque sia la graduatoria delle illegittimità, si è concluso che in Italia la disposizione a rispettare le norme, solo perché ci sono, è di pochi e non sempre.
Non ci si dovrebbe meravigliare del comportamento degli immigrati (l’osservazione è stato di un sacerdote con esperienze in Africa). La gran parte viene da Paesi nei quali un vero diritto non c’è; sono i dittatori, comunque mimetizzati, a fare il bello e cattivo tempo senza nessuna garanzia. Ai cittadini, che in effetti sono sudditi, per sopravvivere molto spesso non resta che arrangiarsi in tutti i modi possibili. Quando vedono come si comportano gli italiani, non tengono conto delle norme, anche quelle di peso maggiore, per la loro mentalità acquisita nei paesi di origine. Questo non significa – è stato precisato – che siano giustificati, ma solo che, se si vuole orientarli nel giusto senso, bisognerebbe cominciare col dare il buon esempio. Quando con i più volenterosi si cerca di parlarne, la risposta più frequente è imbarazzante: “perché dovremmo rispettare le norme, quando per noi si tratta di sopravvivenza mentre gli italiani le violano per molto meno?”
Il magistrato in pensione ha informato che secondo la Corte di cassazione possono essere applicate la sanzioni per la violazione dei limiti di velocità solo se c’è la segnalazione della presenza degli strumenti di misurazione. La prima reazione, da parte di chi aveva poca pratica del diritto, è stata di incredulità; se non c’è l’avvertimento del controllo, in pratica si può fare quello che si vuole perché nessuno può intervenire. “E lo ha detto il giudice di legittimità” ha aggiunto uno studente di giurisprudenza.
Secondo il magistrato non ci si dovrebbe meravigliare della durata delle cause; sono tante perché tante sono le violazioni di legge. Basterebbe essere cittadini più disciplinati; con meno i giudizi si arriverebbe alla sentenza in tempi ragionevoli.
Sono tanti a lasciare le bottiglie vuote ed i bicchieri di plastica sulla panchine o per terra anche quando di fronte c’è il cestino apposito. Una giovane, alla quale era stato ricordato che il cane andava tenuto al guinzaglio, ha risposto che il suo cane era educato e che il guinzaglio non era necessario.
A proposito di guinzaglio sempre il magistrato ha fatto notare che un regolamento avrebbe fissato la sua lunghezza massima in un metro e mezzo. Guinzagli più lunghi non dovrebbero essere nemmeno prodotti, ma la norma sembra decaduta tanto che, come aveva potuto appurare di persona, non era conosciuta nemmeno da alcuni vigili urbani.
E’ stato un professore (non si sa di quale materia) a concludere che, con una mentalità del genere, non si può sperare che le riforme producano gli effetti programmati: sia chi le confeziona sia chi le deve applicare parte da una base culturale non fondata sul valore sempre vincolante delle norme. E questo vale anche per i magistrati (per fortuna non tutti, ha precisato il magistrato in pensione).
Un operaio delle ferrovie ha domandato: “nella Costituzione è previsto che le leggi vanno osservate?”