Ho ascoltato più volte incredulo la intervista del ministro Bongiorno a La7. Alla domanda “le scelte politiche di Salvini non violano il diritto internazionale”, Giulia Bongiorno ha risposto testualmente: “se c’è una limitazione della libertà che in astratto può sembrare un sequestro, se viene posta in essere per adempiere un dovere, è come si scriminasse il reato”. Immediatamente prima aveva spiegato che “il ministro Salvini in questo momento sta adempiendo al suo dovere di Ministro, e lo sta esercitando con delle scelte politiche, che possono non essere condivise, ma sono scelte di un ministro”.
C’è solo un termine che può descrivere questo pensiero: fascismo. Lo avrebbe potuto esprimere qualche tirapiedi di Mussolini, non già un ministro della Repubblica italiana, che ha giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani del Presidente della Repubblica. Perché la Costituzione è stata scritta proprio per questo, per mettere un argine al potere politico, imbrigliarlo in regole, procedure e limiti che servono a proteggere i nostri diritti e le nostre libertà. Il ministro che compie le sue scelte lo può e lo deve fare nell’ambito della Costituzione e delle leggi dello Stato. “In astratto può sembrare un sequestro di persona”: è un’affermazione gravissima, tanto più in bocca a un ministro e tanto più se il ministro è una donna di legge che, si deve ritenere, non parla a vanvera.
La tavola dei diritti costituzionali non a caso inizia dalla libertà personale, che è dichiarata inviolabile e circondata da una garanzia intensissima, che trae l’origine dall’habeas corpus incluso nella Magna Carta (1215). Dice l’art. 13 Cost.: «Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge». Allora, visto che anche alla Bongiorno il trattenere 170 persone su una nave italiana (che è parte del territorio italiano) in un porto italiano sa di sequestro di persona [art. 605 Cod. pen.: «Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni. La pena è della reclusione da uno a dieci anni, se il fatto è commesso… da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni»], potrebbe dirci quale è la legge su cui si basa la “decisione politica” del ministro Salvini? Qual è il dovere inderogabile a cui Salvini sta adempiendo? Nessuna risposta, Bongiorno si limita ad affermare che è una decisione politica con cui Salvini interpreta la sua funzione di ministro. C’è una legge che impone al ministro di comportarsi così? No, è una scelta politica del ministro. Allora la politica prevale sul diritto, le scelte del ministro derogano alla legge e alla Costituzione; l’avvocato penalista Bongiorno le definisce infatti “scriminanti”.
Continua l’art. 13 Cost.: «in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto». E poi ancora: «è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà».
È inevitabile che qualche procura si stia muovendo, non si può lasciar stracciare la Costituzione da parte di politici inclini a un autoritarismo che non ha precedenti. Se non, appunto, nel fascismo:
“È ricca la mia esperienza di vita di questi sei mesi. Io ho saggiato il Partito. Come per sentire la tempra di certi metalli bisogna batterli con un martelletto, così ho sentito la tempra di certi uomini. Ho visto che cosa valgono e per quali motivi a un certo momento quando il vento è infido, scantonano per la tangente. Ho saggiato me stesso. E guardate che io non avrei fatto ricorso a quelle misure se non fossero andati in gioco gli interessi della Nazione. Un popolo non rispetta un Governo che si lascia vilipendere. Il popolo vuole specchiata la sua dignità nella dignità del Governo, ed il popolo, prima ancora che lo dicessi io, ha detto: basta! La misura è colma! L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa; gliela daremo con l’amore, se è possibile, o con la forza se sarà necessario.”
Sono le parole pronunciate da Mussolini nel famoso discorso alla Camera dopo il delitto Matteotti, forse troppe per essere contenute in uno dei tweet che Salvini è uso a regalarci. Chi è che diceva che nella storia gli eventi si ripetono sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa?
Se capisco bene Salvini e la Buongiorno starebbero attuando una politica di tipo fascista (e potrei concordare con l’analisi e con il giudizio), che antepone la decisione alle norme, mentre i costituzionalisti possono pontificare senza colpa, senza responsabilità, sulla dottrina di Carl Schmitt che afferma esattamente quello. Francamente è più pericoloso il pensiero di Schmitt (che piace tanto alle menti deboli, facili da impressionare con discorsi oscuri) che non le parole, gli atti e i fatti dei governanti italiani ormai auto-estromessi dalla regia europea.
Salvini e Buongiorno rilasciano mistificazioni informative di tipo putiniano (leggere il suo filosofo idolo Ivan Alexnadrovic Il’in o, meglio ancora, «La paura e la ragione» di Snyder). Non é un commento di ordine politico, é piuttosoto il riconoscimento dei metodi di comunicazione che travolgono gli argomenti razionali a favore di quelli propalati. Se qui pensiamo di rispondere con razionalitá dobbiamo tenere conto che qui stiamo difendendo la razionalitá che é attaccata prima di tutto sul metodo. PS Concordo con Henri Schmitt qui sopra. Il pericolo é grande.
Francamente sentire questi alti lai da parte di un costituzionalista che era schierato a favore del SI alla distruzione della nostra costituzione nel 2016 (ho assistito a un dibattito tra pro e contro nel mio paese), con la sostituzione di essa con quel delirio di norme introdotte sotto dettatura europea a mia opinione del governo Renzi, mi fa solo ancora di più pensare di essere stato fortunato a non essere stato all’epoca allievo di questo professore.
Premesso ciò, il professore dovrebbe ricordare che questa Costituzione i cui articoli adesso egli cita, e su cui basa la sua analisi, era stata modificata dal governo Renzi, quando mai nella storia un governo si prese la briga e la responsabilità di presentare un testo in Parlamento. La modifica costituzionale dovrebbe essere solo proposta dal Parlamento, giammai da un governo che io sappia, sia solo per un discorso di convenienza e opportunità politica.
Quindi confermo, queste considerazioni che il professore fa, sono per quanto mi riguarda solo di parte politica. E si badi che io non ho mai votato lega
Caro Giancarlo, nel 2016 io ho speso molto tempo della mia vita a sostenere apertamente la riforma della Costituzione perché ero convinto che fosse una buona riforma, e lo sono ancora: se vuole capire perché basta che legga le cose che ho pubblicato (trova tutto in http://www.robertobin.it/bibliografia.htm, tra i numeri 58 e 76). Non si trattava affatto di “distruzione” della Costituzione, nè la riforma conteneva un “delirio di norme”: questi erano slogan ad effetto della propaganda del no, nulla di più. Per il resto è una balla anche che mai il Governo abbia proposto una riforma costituzionale, basta che perda qualche minuto a fare un controllo. Le revisioni della Costituzione sono state molte volte proposte dal Governo, senza che nessuno si scandalizzasse. Lo fu la prima revisione, quella che mutò la durata in carica del Senato, incentivando una lettura “paritaria” del bicameralismo alquanto estranea alle intenzioni del Costituente (a proposito di stravolgimenti); lo fu la terza legge di revisione (1/1967), sull’estradizione per il delitto di genocidio; e poi la legge cost. 1/2003 (riforma art. 51 Cost.). D’iniziativa mista (unificando proposte parlamentari e quella del Governo) furono le leggi cost. 1/1992 (amnistia e indulto), 3/2001 (Titolo V), 1/2012 (pareggio di bilancio). E’ vero che la maggior parte risulta d’iniziativa parlamentare, ma forse non quelle di maggior importanza né quelle di migliore qualità: le leggi cost. 3/1963 (istituzione della Regione Molise), 2/1967 (modifica dell’art. 135), 1/1989 (sui reati ministeriali), 2/1989 (referendum d’indirizzo per la costituente europea), 1/1991 (sul c.d. “ingorgo istituzionale”), 3/1993 (prerogative ex art. 68 Cost.), 1/1999 (elezione presidenti delle regioni), 2/1999 (giusto processo), 1/2000 e 1/2001 (le famigerate leggi “Tremaglia” su circoscrizioni estero), 1/2002 (rientro dei Savoia), 1/2007 (cancellazione della pena di morte). Questi sono i dati.
E’ vero che Calamandrei pronunciò la famosa frase: «Quando l’assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il governo alla formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell’assemblea sovrana». Ma lo disse in Assemblea costituzionale, con specifico riferimento al comportamento che doveva tenere il Governo nel corso dei lavori preparatori da parte dell’organo appositamente eletto dal popolo italiano per scrivere la Carta. Ma anche questo, al solito, è stato spudoratamente usato fuori contesto, in chiave di propaganda.
Quanto a me, non ho militanze o appartenenze politiche, non ho né mai ho avuto incarichi politici. Ma, ovviamente, anch’io ho precise idee sulle vicende politiche, idee che mi spingono a dedicare del tempo a pubblicare questo giornale: senza sponsor, finanziamenti, sostegni o pubblicità.
Pienamente d’accordo con il professor Bin. Nel merito, non vedo argomenti in grado di superare le sue obiezioni alle farneticazioni del Ministro Bongiorno. Nel metodo, ammiro la misura e la pacatezza della risposta al commento di Giancarlo. Tengo a precisare che, personalmente, ho osteggiato la proposta di riforma costituzionale del 2016, non senza avere letto, attentamente, le considerazioni di un costituzionalista raffinato e – è il caso di ribadirlo – pacato come Bin.