Mandati esplorativi, incarichi e preincarichi: di cosa stiamo parlando?

di Alessandro Morelli

Nella dichiarazione che ha fatto seguito alle ultime consultazioni, svoltesi lo scorso 7 maggio, il Presidente Mattarella, dopo avere ricostruito i diversi tentativi di dare vita a un Governo, portati avanti senza successo nel corso degli ultimi due mesi, ha illustrato la soluzione verso la quale, alla fine, ha deciso di orientarsi: quella di dare vita a un “Governo neutrale, di servizio”, conferendo l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri a una personalità non di parte.

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Il significato dell’emblema repubblicano, 70 anni dopo

di Sandro De Nardi*
Sono trascorsi settant’anni da quando l’allora Capo dello Stato – Enrico De Nicola – promulgò (sic) in quel di Napoli il decreto legislativo 5 maggio 1948, n. 535, recante «Foggia ed uso dell’emblema dello Stato»: ed è proprio tramite il provvedimento normativo appena citato che è stato formalmente adottato uno dei simboli identificativi dell’Italia repubblicana (l’emblema, per l’appunto), nella versione grafica che pochi mesi prima era stata approvata con apposita deliberazione dall’Assemblea costituente.

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Quel colpo di pipa

di Edmund Burke

Il 7 marzo 1979, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, eletto da pochi mesi e alla sua prima crisi di Governo (una lunga crisi che durò 49 giorni), volendo scongiurare elezioni anticipate, convocò gli esponenti dei tre principali partiti della maggioranza – Saragat, La Malfa e Andreotti – e li chiuse in una stanza: di qui non si esce senza il nuovo presidente del Consiglio! disse sbattendo la pipa. Naturalmente dalla stanza uscì investito della carica Giulio Andreotti, a La Malfa toccò la vicepresidenza; Saragat rifiutò perché aveva subordinato il suo assenso al voto favorevole del PCI. Sicuramente una procedura inconsueta, che non ebbe occasioni di essere ripetuta. Ma forse oggi potrebbe essere un’idea… In fondo la pipa non è indispensabile.

Elezioni entro l’estate? As Time Goes By

 di Salvatore Curreri

 As Time Goes By cantava al pianoforte il mitico Sam nel film Casablanca. Noi non sappiamo se i due mesi trascorsi dal 4 marzo siano stati frutto dell’inconcludenza delle forze politiche o del voluto “andamento lento” impresso alle consultazioni dal Presidente Mattarella. Sta di fatto che la finestra temporale che avrebbe potuto condurre alla convocazione di nuove elezioni prima dell’estate si è definitivamente chiusa.

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La Corte costituzionale, “La Verità” e il paradosso del mentitore

di Roberto Bin

La Corte costituzionale emana con moderata frequenza comunicati stampa, di solito per anticipare il dispositivo di sentenze molto attese o per dare notizia della visita dei giudici a qualche scuola di periferia. Per cui ha colpito l’attenzione un comunicato del 28 aprile dal titolo “Comunicato stampa su articolo de La Verità”. 

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Come siamo finiti così (e come possiamo venirne fuori)?

di Roberto Bin

A tutti capita di chiedersi come sia stato possibile che quelle che sembravano le sorti radiose e irrevocabili dello Stato democratico e sociale, i risultati che sembravano definitivamente acquisiti nelle società occidentali, improvvisamente sprofondassero in una crisi profonda, in una retrocessione che fà rivivere gli spettri della povertà assoluta, della disoccupazione di massa, di una diseguaglianza che paralizza ogni prospettiva di mobilità sociale.

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Diritto all’oblio e diritto a essere ricordati correttamente sulla rete: la sentenza della Corte inglese sul ruolo dei motori di ricerca

di Maria Romana Allegri

Una recente sentenza della High Court of Justice inglese ha riproposto, sollevando alcune interessanti questioni interpretative, il tema del cosiddetto “diritto all’oblio” relativamente alla richiesta rivolta al motore di ricerca di de-indicizzare gli URL che vengono visualizzati in collegamento al nome di una specifica persona.

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Cultura della vita e cultura della morte: interrogativi sul caso del piccolo Alfie Evans

di Ugo Adamo*

La dolorosa vicenda del piccolo Alfie Evans ha riproposto la dicotomia falsa tra una (non meglio precisata) cultura della morte e una (non meglio precisata) cultura della vita. Tale contrapposizione, oltre che in Inghilterra, trova espressione pure in Italia, a leggere le prime dichiarazioni (comunicate via social) di uomini e donne anche con elevata responsabilità politico-istituzionale.

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