di Antonio Ramenghi
Non passa giorno che il “promessometro” si arricchisca di qualche promessa dei leader dei partiti. Con qualche accenno, pochi, di cautela. Qualcuno ha prudentemente rivisto al ribasso le sparate dei primi giorni di campagna elettorale. Probabilmente ha fatto presa, con un po’ di ritardo, l’invito del Presidente della Repubblica ad annunciare promesse che siano accompagnate dalla virtù della concretezza. Ancora poche sono quelle accompagnate dal corrispondente piano di copertura finanziaria. Sicuramente gli specchietti per allodole non ottengono l’effetto sperato sugli elettori già stati presi in giro nelle tornate elettorali precedenti.
La prova? Viene dagli ultimi sondaggi che registrano la propensione di voto e che, se raffrontati con quelli di dicembre scorso, mostrano tutta l’inefficacia delle sparate promissorie: pochi gli scostamenti percentuali per i vari partiti ma, soprattutto, nessun calo della percentuale degli elettori che al momento dichiarano il non voto, il voto di scheda bianca o si dicono ancora indecisi. In totale sono oltre il 50, cinquanta, per cento. Insomma il festival delle promesse lascia indifferenti i telespettatori, anzi in maggioranza spengono il televisore. Chissà se questo dato servirà a moderare le promesse e a spingere i politici a parlare con concretezza su ciò che potranno davvero fare se vinceranno le elezioni. Ci sono meno di due mesi per parlare seriamente con la gente. Che comincino.