di Stefano Ceccanti
Leggo l’intervento di Roberto Bin che ci tiene a ribadire come un Governo, a partire dallo scioglimento delle Camere, dimissioni o meno, non possa essere considerato nella pienezza dei poteri.
Benissimo. Però mi chiedo: siamo sicuri di poter riaffermare in modo pacifico i concetti tradizionali sul “disbrigo degli affari correnti” e l’ “ordinaria amministrazione”. Non è che l’imprecisione giornalistica (che per carità è da censurare) abbia comunque un’anima di verità?
I concetti tradizionali erano forgiati dentro Stati nazionali autosufficienti. Oggi, però, siamo uno Stato membro dell’Unione europea. Qualunque Governo ci sia deve partecipare a Consigli europei dove si prendono decisioni vincolanti e gli altri Stati non attenderebbero. A marzo ci sarà ancora Gentiloni e si discuterà del piano Merkel-Macron. Qualcosa dovrà dire. A giugno si dovrebbe decidere, potrebbe esserci ancora il Governo di questa legislatura, faute de mieux: una posizione la potrà pur esprimere.
Questa è una situazione peculiare di questo periodo, ma ci sono anche procedure standardizzate e molto incisive. La procedura di bilancio si svolge in un incessante ping pong con le istituzioni europee che richiede forti interlocuzioni in tutto il primo semestre: da lì non si sfugge.
Volendo possiamo tenerci nominalmente le categorie tradizionali ed espanderle: resta il fatto che il vincolo europeo trasforma qualitativamente gli affari correnti e l’ordinaria amministrazione avvicinandola notevolmente, almeno su alcuni aspetti, ai pieni poteri .
Se questo è lo scenario forse si capisce meglio il senso del non presentare le dimissioni o del respingere le eventuali dimissioni da parte del Capo dello Stato, almeno fino all’inizio della nuova legislatura, e del non rischiare sconfitte parlamentari su voti di fiducia che invece le renderebbero immediatamente obbligate.
Visto che col vincolo europeo il ruolo del Governo non è comunque confinabile a una mera routine, a una semplice sopravvivenza, meglio evitare possibili contestazioni sulla sua legittimità ad assumere responsabilità. E siccome, per di più, la crisi del sistema dei partiti, non frenata più di tanto dal nuovo sistema elettorale, potrebbe toccare livelli sconosciuti, con la difficoltà a formare maggioranze per un tempo non breve e con ragionevoli dubbi sul carattere risolutivo di elezioni ripetute a breve, meglio avere qualche risorsa in più nelle istituzioni, affiancando al “correttivo presidenziale” un Governo almeno non sfiduciato.
L’errore quindi c’è, ma nell’errore si cela forse anche una dose di verità.
Penso che sia un’informazione molto interessante! Grazie! Ora ho così tante nuove informazioni! Eccezionale!