di Roberto Bin
Il 12 dicembre la Corte affronta in Camera di consiglio (quindi senza dibattito pubblico) una questione assai interessante: se il membro di una Camera possa sollevare un conflitto di attribuzione contro la sua Camera di appartenenza, lamentando la violazione della disciplina delle procedure contenute nel regolamento parlamentare e in Costituzione.
Il caso nasce dall’approvazione della legge elettorale (il c.d. Rosatellum bis). Alcuni deputati e senatori del M5S hanno sollevato, tramite un pool di avvocati capeggiato da Felice Carlo Besostri (protagonista già delle vittoriose impugnazioni delle legge elettorali note come “Porcellum” e Italicum“) ricorso per conflitto di attribuzione contro le due Camere (e forse il Governo) perché hanno ammesso che il Governo ponesse la questione di fiducia sul disegno di legge elettorale, strozzando così il dibattito parlamentare e forzando l’approvazione di una disciplina elettorale che, inoltre, sarebbe a loro avviso “di sospetta costituzionalità”.
Più che la questione di merito sarà interessante vedere se la Corte ammetterà un conflitto promosso da singoli deputati, che si propongono come “poteri dello Stato” in contrapposizione all’organo parlamentare a cui appartengono (a sua volta un “potere dello Stato”). E’ una questione molto discussa in dottrina, dove forse prevale una tesi favorevole, anche perché in certi casi solo tramite questa via sarebbe possibile far valere le regole costituzionali sulle (talvolta pessime) prassi parlamentari. Si tratterebbe anche di evitare che si formino quelle “zone grige”, sottratte al controllo di costituzionalità, che la Corte ha ritenuto particolarmente pericolose proprio ammettendo le questioni di legittimità delle leggi elettorali (vedi, riassuntivo del dibattito che si è svolto in questo giornale, il contributo di F. Ferrari). Del resto, la frequente e poco tollerabile spregiudicatezza delle Camere nell’aggirare, derogare e interpretare con molta creatività le norme costituzionali e regolamentari, per non dire delle proprie prassi, potrebbe stimolare un atteggiamento della Corte costituzionale favorevole, se non a censurare la terza legge elettorale consecutiva approvata dal Parlamento, almeno a precisare se e in che termini i parlamentari e i loro gruppi possano difendere le loro prerogative davanti al giudice costituzionale. Perché non sarebbe male che anche il Parlamento fosse richiamato a rispettare lui stesso il principio di legalità, oltre che a predicarne quotidianamente il rispetto da parte di tutti noi!
2 commenti su “Un caso interessante alla Corte: può un deputato ricorrere contro il modo di procedere della Camera di appartenenza?”