Il Presidente della Repubblica polacca, Andrzej Duda, ha ascoltato le proteste popolari e la voce di chi aveva lottato per la libertà del Paese negli anni ’80. Ha deciso di porre il veto sulle due leggi che il Parlamento aveva approvato. Con una si voleva pensionare i giudici della Corte suprema – con cui il governo è in serio conflitto istituzionale da tempo – e sostituirli con giudici di nomina governativa; con l’altra si affidava al parlamento il compito di nominare i membri dell’organo che designa i giudici ordinari.
Il Presidente Duda ha dichiarato che le riforme sono necessarie, ma devono essere più meditate. Le due leggi ritornano in Parlamento, dove possono essere riapprovate: il meccanismo è simile al rinvio presidenziale italiano, ma il parlamento polacco può riapprovare le leggi rinviate solo con l’assenso del 60% dei deputati, quorum che il partito Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, abbreviato in PiS), che regge il governo, non è in grado di raggiungere.
Anche in Europa si tira un respiro di sollievo, poiché la tensione con la Polonia era arrivata ormai ad un punto preoccupante.