di Chiara Bergonzini
Che succede alla legge di bilancio se tra l’approvazione della Camera e quella del Senato si apre una crisi di governo?
Questo, almeno in parte, lo scenario consegnato dalla vittoria del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre.
Il 28 novembre scorso il Governo Renzi aveva ottenuto l’approvazione del bilancio alla Camera (AC 4127-bis), dopo aver posto la fiducia sull’approvazione dell’art. 1 (che contiene i c.d. saldi, cioè il perimetro entro il quale deve muoversi la manovra economica).
Il testo è ora all’esame del Senato (A.S. 2611 assegnato alla Commissione V Bilancio in sede referente, convocata per il 6 dicembre), ed eventuali modifiche apportate in quella sede comporterebbero un ulteriore passaggio alla Camera dei deputati per l’approvazione definitiva.
Il termine ultimo è il 31 dicembre: se la legge di bilancio non viene approvata entro l’anno solare, infatti, l’art. 81, comma 5 prevede il c.d. esercizio provvisorio, cioè la possibilità di autorizzare con legge il Governo, per non più di 4 mesi, a riscuotere le entrate ed erogare le spese previste dal bilancio non ancora approvato. Si tratta di una sorta di soluzione-tampone che consente di non paralizzare il Paese, ma che rende estremamente macchinosa la gestione delle finanze pubbliche (e per questo abbandonata nel 1989, dopo che la legge finanziaria 1988 fu approvata, invece che il 31 dicembre 1987, l’11 marzo 1988).
Per questo il Presidente della Repubblica ha invitato il Presidente del Consiglio Renzi, dimissionario, a soprassedere alle dimissioni fino all’approvazione del Bilancio 2017.
I tempi, comunque, ci sono, e senza alcuna forzatura procedurale: salvo che nel 2011, infatti, la manovra economica (che si chiamava legge di stabilità) è sempre stata licenziata tra Natale e l’ultimo dell’anno. Bisognerà tuttavia prestare particolare attenzione ai lavori del Senato, in cui, nonostante i proclami di rigore e attento controllo, la tentazione di usare la spada di Damocle della scadenza per ottenere stanziamenti “elettorali” sarà fortissima.