di Giovanni Di Cosimo
Calano un poco i decreti legge, aumentano tanto i decreti legislativi. L’abnorme mole dei provvedimenti attuativi di cui ben 200 sono eredità dei due governi precedenti quello Renzi.Ogni mese il governo aggiorna il rapporto che monitora lo stato di attuazione del programma. L’ultimo monitoraggio conferma che finalmente l’esecutivo fa un uso più contenuto dei decreti legge.
Nei cinque anni che ci separano dall’esordio del governo Monti, il ricorso alla decretazione d’urgenza è calato, passando da 2,4 decreti al mese a 1,7. Tuttavia il dato resta alto, segno che ancora il decreto legge costituisce uno strumento di legislazione ordinaria quando invece secondo la Costituzione dovrebbe essere usato solo in casi straordinari di necessità e urgenza.
Allo stesso tempo dal monitoraggio risulta un maggiore ricorso alla delega legislativa. I decreti legislativi sono quasi la metà dei 384 provvedimenti deliberati in due anni e otto mesi dal governo in carica; per la precisione 49% contro 14% di decreti legge (il rimanente 37% sono disegni di legge). Nel monitoraggio di due anni fa, le percentuali erano diverse: superiore quella dei decreti legge (attorno al 20%), inferiore quella dei decreti legislativi (attorno al 36%). Al relativo calo della decretazione d’urgenza fa dunque riscontro una significativa crescita del ricorso alla delega.
Questi dati vanno letti assieme a quelli del Rapporto 2014 sulla legislazione, l’ultimo finora pubblicato dalla Camera dei deputati, che evidenzia come le leggi siano meno della metà del totale degli atti normativi. Tutto il resto viene dal governo, che nel periodo considerato dal Rapporto ha immesso nel sistema delle fonti normative una percentuale equivalente di decreti legge e di decreti legislativi.
Dai due documenti risulta perciò che: a) il governo resta il principale produttore normativo per mezzo degli atti equiparati alla legge di cui dispone; b) l’unica novità dell’ultimo periodo è la prevalenza numerica dei decreti legislativi sui decreti legge (situazione che si era già presentata in passato).
Il monitoraggio sullo stato di attuazione del programma si sofferma anche sugli atti normativi primari (leggi e decreti legislativi) che fanno rinvio ad atti secondari per precisare e puntualizzare singoli aspetti della disciplina. Si tratta di un fenomeno imponente: dall’inizio dell’era Renzi il rinvio riguarda ben 929 provvedimenti attuativi (la sola legge di stabilità 2016 rimanda a 136 provvedimenti). A distanza di 6 mesi dagli atti normativi che vi fanno rinvio, le percentuali di adozione di questi provvedimenti attuativi sono abbastanza soddisfacenti (71,6% per quelli previsti da leggi e decreti legislativi; 91,7% per quelli previsti da decreti legge convertiti in legge). Eppure i tempi di attuazione possono essere molto lunghi, se è vero che attendono ancora di essere adottati 200 provvedimenti che costituiscono l’eredità dei due governi precedenti.
Giovanni Di Cosimo