Caro Orlando, il vero problema della sanità è al centro, non in periferia

di Roberto Bin

Sentire l’ex ministro della giustizia – e non è il solo – vagheggiare di una ricentralizzazione del sistema sanitario spiace davvero. Orlando è troppo giovane per ricordare l’inefficienza  del sistema centralizzato che precedeva la riforma del 1978, una delle poche grandi riforme fatte in Italia.

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Il ritorno dello Stato e l’importanza del Presidente

di Roberto Bin

Ma lo Stato non era in declino? Non doveva perdere il suo ruolo centrale nella vita delle persone? Non era in corso un processo di sostituzione dello Stato moderno con i mercati, la rete, le organizzazioni internazionali? Le nostre vite non erano in procinto di vedersi organizzate dalle leggi dell’economia piuttosto che da quelle volute dalla vecchia politica e dalle consunte istituzioni costituzionali?

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Il “caso Rackete”: una sentenza importante della Cassazione

di Roberto Bin

Le vicende del Corona-Virus hanno fatto passare un po’ in silenzio la sentenza della Cassazione (sez. III Penale, sentenza n. 6626/20) depositata il 20 febbraio, con cui è stata data ragione al Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Agrigento che aveva negato la convalida dell’arresto in flagranza di Carola Rackete.

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Discorso di fine anno 2019: il virus populista contagia il Quirinale?

di Pietro Faraguna

Il 2019 si è concluso e immancabile è stato salutato dal discorso del Presidente della Repubblica. Un discorso apparentemente “classico”, che ha suscitato le reazioni più classiche: elogio diffuso da parte di (quasi) tutte le forze politiche, e reazioni più fredde da chi ha più interesse a far notare la propria diversità.

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Partiti politici: un diritto che ci è sottratto

di Roberto Bin

Finalmente si riparla di reintrodurre il finanziamento pubblico dei partiti. Dopo venticinque anni di pubblicità anti-politica e di contrapposizione tra i vecchi partiti corrotti e il “nuovo” che avanza (l’imprenditore che “scende” in politica, il voto attraverso la piattaforma, la lotta contro i costi della politica ecc.), qualcuno ha il coraggio di proporre di ripristinare il finanziamento pubblico, eliminato dalla legge, anzi da un decreto-legge del Governo Letta (2013).


Una scelta sbagliata, che ha sostanzialmente eliminato l’organizzazione dei partiti e ha negato agli italiani il loro diritto di partecipazione politica. “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”: l’art. 49 della Costituzione parla di “diritto” dei cittadini a decidere della politica del paese, e individua nei partiti lo strumento attraverso il quale quel diritto viene esercitato. L’idea di una politica senza partiti, non solo è un’idea sbagliata (e priva infatti di esempi nel mondo democratico), ma è un’idea che toglie a tutti noi lo strumento di esercizio dei diritti democratici che la Costituzione ci assicura. 

Purtroppo una cultura – una subcultura, sarebbe meglio dire – alimentata dagli scandali che hanno colpito i partiti negli anni di Tangentopoli ha eliminato negli italiani la consapevolezza del fatto che la politica qualcuno la deve fare e che qualcuno deve essere formato, istruito, selezionato, inserito in un sistema di informazione, dibattito, scelta delle linee e delle politiche. Altrimenti la politica si riduce a quello che vediamo oggi: persone che emergono non si sa come, occupano uno spazio televisivo, sviluppano idee per lo più banali e prive di approfondimento, abbassando il dibattito politico ad uno scambio di slogan e insulti. Da questa subcultura è necessario uscire, e il finanziamento pubblico è uno strumento indispensabile. Non sarà un caso che l’Italia sia l’unico paese europeo (insieme alla Svizzera, che però non fa parte dell’UE) che non prevede alcuna forma di finanziamento pubblico? Il risultato lo abbiamo tutti davanti agli occhi.

Quindi il ripristino del finanziamento pubblico dei partiti è una priorità assoluta: ed è anche una condizione per poter imporre ai partiti condizioni precise di trasparenza e di democrazia interna che attualmente non sono garantite.

Approvazione del bilancio: cambiano le maggioranze, ma non le procedure

di Giovanni Di Cosimo

Mentre l’attenzione della politica già si sposta su altri oggetti di polemica quotidiana, è bene dire qualcosa sulla legge di bilancio 2020 da poco approvata. Non sui contenuti, ma sul ruolo che hanno svolto durante la procedura i vari attori in campo: Parlamento, Governo, maggioranza e opposizione.

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