Quando la mitigazione climatica non è dannosa?

di Alberto T. Cohen

Tra i tanti meriti riconosciuti alla “storica” decisione CEDU del caso Verein KlimaSeniorinnen (53600/20, specialmente al § 550), uno non sembra aver ricevuto ancora il necessario approfondimento. Ci si riferisce alla distinzione, tracciata dalla Corte europea, fra (mera) mitigazione climatica, intesa come semplice riduzione delle emissioni di gas serra, e dannosità della stessa (intesa come l’insieme degli effetti comunque negativi di quella riduzione, determinati da omissioni o errori di calcolo sulla sua quantificazione in funzione del contenimento dell’aumento della temperatura media globale, fissato dall’art. 2 dell’Accordo di Parigi).

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La sentenza “Giudizio Universale” e il “minimo costituzionale” tra Costituzione e CEDU

di Gianvito Campeggio

In Italia, le sentenze dei giudici devono essere motivate in base al c.d. “minimo costituzionale”. L’espressione è stata coniata a seguito dell’art. 54 del Decreto legge n. 83/2012, con riguardo all’impugnazione in appello, ma è stata fatta propria dalla Corte di cassazione, come traduzione pratica dell’art. 111 c. 6 della Costituzione.

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La compassionevole paura della firma

di Stefano Claudio Tani

Il Ministro della Giustizia ha dimenticato la storia, tratta da un fatto di cronaca del cinquecento tedesco, narrata da Heinrich von Kleist. Michael Kohlhass, cavallaio, uomo retto, mite e benvoluto da tutti, “uno degli uomini più probi e insieme più terribili del proprio tempo”, aveva subito un sopruso che aveva acceso in lui una sete inestinguibile di giustizia, alla quale si era rivolto, percorrendone tutti gradi e le istanze, accompagnato dal favore del popolo, perché gli fossero restituiti, nelle stesse condizioni, i cavalli che un nobile prepotentemente gli aveva sequestrato.

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Gli italiani residenti all’estero sono cittadini di serie B?

di Salvatore Curreri

ELEZIONI POLITICHE 2022 - Termini e modalita' esercizio dell'opzione degli  elettori residenti all'estero per il voto in Italia - Comune di Palermo

1. Uno dei problemi, anche qui sollevato, suscitati dalla proposta di riforma costituzionale sul c.d. premierato riguarda il voto degli italiani all’estero. Problema innanzi tutto rilevante sotto il profilo politico giacché, per quanto gli italiani all’estero che votano siano di solito pochi in termini sia assoluti (1,25 milioni nelle ultime politiche), sia percentuali rispetto agli aventi diritto (appena il 26,36% dei 4,7 milioni di elettori della circoscrizione Estero), il loro voto potrebbe comunque rivelarsi decisivo ai fini dell’esito del voto. Un epilogo giudicato intollerabile, specie da quanti, in modo più o meno esplicito, non hanno mai smesso di esprimere le loro riserve circa l’opportunità delle riforme costituzionali d’inizio secolo che hanno consentito a costoro di votare senza tornare in Patria.

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Autonomia differenziata? È tempo di conti anche per le Regioni scalpitanti

di Camilla Buzzacchi

Approvata la legge n. 86 del 2024 recante Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, il ministro che ne ha sostenuto l’iniziativa ed il percorso nonché il Governo, che dichiara il disegno di differenziazione di tutta coerenza con il quadro politico, territoriale, economico e finanziario del Paese, mostrano la soddisfazione di chi è arrivato all’obiettivo.

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Legge Calderoli: ostacoli procedurali, rimedi auspicabili, abbagli evitabili

di Roberta Calvano

La legge 86/2024, meglio nota come legge Calderoli, ha concluso il suo iter con la promulgazione del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale lo scorso 28 giugno. Decorrono quindi ora i termini per le eventuali richieste referendarie popolari o di cinque consigli regionali, nonché i sessanta giorni per l’impugnazione della legge dinanzi alla Corte costituzionale da parte delle Regioni che ritengano lese le proprie competenze.

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Catalogo aperto delle emissioni pericolose e tutela della persona tra diritto interno ed europeo

di Giorgio Trivi

Il 25 giugno 2024, è stata pubblicata la decisione della Corte di giustizia della UE sui c.d. “decreti salva Ilva” (Causa C-626/22). Si tratta di una sentenza importantissima per il futuro dell’impianto siderurgico tarantino, soprattutto perché essa stabilisce un principio di diritto, non più eludibile: gli artt. 35 e 37 della Carta dei diritti fondamentali della UE (riguardanti rispettivamente la “elevata protezione” della salute e dell’ambiente) vanno applicati congiuntamente, affinché qualsiasi valutazione ambientale ricomprenda sempre gli impatti sulla salute umana, indipendentemente dal tipo di attività in esame.

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La sentenza europea sull’ex Ilva mette fine alle “deroghe” all’italiana

di Michele Carducci

La sentenza della Corte di giustizia sull’interpretazione della Direttiva europea in materia di emissioni dei grandi impianti industriali (c.d. IED), resa nella causa italiana in tema di ripetute proroghe dell’installazione ex Ilva (Causa C-626/22), presenta due caratteri di novità, da non sottovalutare nella loro portata futura.

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