Napolitano era ancora Presidente della Repubblica e i 5 stelle già reclamavano il suo intervento denunciando “l’abominio che si sta consumando nelle aule parlamentari” a causa dello “stravolgimento del consueto iter parlamentare”. L’abominio era prodotto dall’approvazione dei “decreti–vergogna in nome dell’urgenza, i cui contenuti esulano dall’oggetto stesso del decreto”.Questo scempio avrebbe dovuto finire con il “governo del cambiamento”. Infatti il “contratto di governo” esordisce proprio così, con il buon proposito di raddrizzare il cattivo uso delle istituzioni: “Vogliamo rafforzare la fiducia nella nostra democrazia e nelle istituzioni dello Stato. Intendiamo incrementare il processo decisionale in Parlamento e la sua cooperazione con il Governo”. Riportare il Parlamento al suo ruolo costituzionale, cioè a discutere e approvare le leggi e non soltanto inseguire i tempi strettissimi richiesti dalla conversione in legge dei decreti-legge emanati dal Governo.
Buoni propositi, anzi ottimi. Ma la realtà è molto diversa. Basta sfogliare la Gazzetta ufficiale, dove tutte le nuove leggi devono essere pubblicate. Nell’ultimo mese (dal 19 ottobre 2018) è stata pubblicata una sola legge, in articolo unico, il cui titolo rende l’idea della rilevanza del tema trattato: Legge 9 novembre 2018, n. 128. Modifica all’articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l’adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti. A cui si aggiunge la Legge 11 ottobre 2018 , n. 125, anch’essa dal contenuto reso evidente dal titolo: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato degli Emirati arabi uniti, fatto ad Abu Dhabi il 16 settembre 2015, con Scambio di Note fatto ad Abu Dhabi il 27 novembre 2017 e il 17 gennaio 2018; b) Trattato di mutua assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati arabi uniti, fatto ad Abu Dhabi il 16 settembre 2015.
E nel mese precedente? C’è una legge (21 settembre 2018, n. 108) che converte il decreto-legge “milleproroghe” (una di quelle “vergogne” che vengono approvate ogni anno, e anche quest’anno è stato approvato dalla Camera con il voto di fiducia), le due leggi “obbligatorie” che approvano il rendiconto del 2017 e l’assestamento di bilancio per il 2018 (Legge 28 settembre 2018, n. 110 e 111) e – finalmente – una legge che disciplina qualcosa, l’installazione di dispositivi per prevenire l’abbandono di bambini nelle auto (Legge 1 ottobre 2018, n. 117). Meritava mantenere in funzione due camere, 1000 tra deputati e senatori, per questa importante opera legislativa?
Il resto è stato fatto con decreti-legge, tutti in fase di conversione:
- il decreto-legge n. 109 emanato il 28 settembre 2018 per provvedere agli interventi urgenti per Genova: un decreto che è stato emanato un mese e mezzo dopo l’evento. Il decreto-legge è stato “inventato” proprio per provvedere a queste drammatiche urgenze con tutta l’immediatezza che è richiesta; invece il decreto “per Genova” si è riempito di una quantità di norme che riguardano altre “urgenze”, ritardando i tempi e complicando la conversione in legge, iter ormai concluso con l’approvazione in via definitiva del Senato;
- il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, c.d. “decreto sicurezza”, che è stato approvato dal Senato con il voto di fiducia su un maxi-emendamento del Governo;
- il decreto-legge 5 ottobre 2018, n. 115, “Disposizioni urgenti in materia di giustizia amministrativa, di difesa erariale e per il regolare svolgimento delle competizioni sportive”;
- il decreto-legge 119, del 23 ottobre, in materia fiscale e finanziaria (27 articoli), attualmente in fase di conversione;
E poi ci sono stati 14 decreti legislativi, emanati dal Governo in attuazione di vecchie leggi di delega approvati dal Parlamento nella legislatura precedente (n. 105, sul terzo settore; nn. 101, 104, 106, 107, 114 di attuazione di norme UE; n. 116, in materia di riforma della struttura del bilancio dello Stato; n. 120, spese per l’intercettazione; n. 121, esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni; n. 122, sul casellario giudiziale; nn. 123, 124, sull’ordinamento giudiziario; n. 126 sui ruoli della polizia; n. 127, sui vigili del fuoco).
Conclusione: il “governo del cambiamento” non ha fatto funzionare meglio il Parlamento, che anzi appare sostanzialmente inattivo e oberato dalla conversione dei decreti-legge; ma anche il Governo non sembra aver fatto granché, e quello che ha fatto lo ha fatto quasi tutto attraverso decreti-legge, ricorrendo con la consueta frequenza al voto di fiducia per “saltare” il dibattito parlamentare. Le promesse “istituzionali” non sembrano mantenute: anzi, l’abuso della decretazione d’urgenza e la prassi della questione di fiducia posta in fase di conversione sembrano vivere nuove fortune.