di Roberto Bin
Si incomincia a parlare di impeachment per Trump, e già questo è un record. Sono trascorsi da poco i “cento giorni di luna di miele” che tradizionalmente segnano l’avvio del mandato del nuovo presidente, ma che si abbia già tanta voglia di cacciarlo non è affatto normale. Di impeachment ne parla ormai ogni giorno la stampa americana e il discorso è presente anche negli ambienti politici.
Sono chiacchiere ancora poco attendibili, ma conviene ripercorrere le regole.
Anzitutto per cosa si può procedere all’impeachment? Dice la sez. 4 dell’art. II della Costituzione americana che “il Presidente, il Vice presidente e tutti i funzionari civili degli Stati Uniti potranno essere rimossi dai loro uffici su accusa e verdetto di colpevolezza di tradimento, corruzione o altri gravi crimini e misfatti”. Ma nell’interpretazione che è stata data a questa disposizione (“Treason, Bribery, or other high Crimes and Misdemeanors”) in occasione dell’impeachment di magistrati e funzionari le ipotesi si sono un po’ sbiadite e hanno perso la stretta attinenza con i reati penali. Crimes and Misdemeanors – come nel film di Woody Allen – possono indicare tante cose, quali ad esempio il mentire pubblicamente e tradire la fiducia popolare, oltre che la perdita delle facoltà intellettuali ecc. Insomma, tutto ciò che rende incapaci di assolvere l’ufficio a cui si è preposti. Del resto, anche in Italia il Presidente della Repubblica può essere messe in stato d’accusa per “reati” molto particolari, come l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione: c’è molto di politico nella valutazione dei comportamenti che possono far scattare questa procedura.
A Trump si imputa di aver chiesto al direttore dell’FBI di bloccare le indagini sui rapporti tra Michael T. Flynn e la Russia. Trump aveva nominato Flynn come suo braccio destro per la sicurezza nazionale, carica da cui dovette dimettersi dopo solo tre settimane (anche questo un record storico) perché scoperto a mentire sui suoi rapporti con l’ambasciatore russo. Di per sé bloccare un’inchiesta non fuoriesce dai poteri del Presidente: il problema è quanto Trump fosse consapevole, e forse favorevole, ai rapporti di Flynn con la Russia. E poi l’impeachment è un potere esclusivo del Congresso che, essendo un corpo politico, decide politicamente se avviare la procedura.
La procedura prevede un voto della Camera dei rappresentanti, che mette in stato d’accusa, e un voto a maggioranza di 2/3 del Senato, presieduto dal Presidente della Corte suprema, per il giudizio finale di condanna, che implica decadenza dalla carica. In mezzo vi possono anche essere soluzioni più “politiche”, come un atto di scuse e di pentimento del Presidente che interrompa la procedura, oppure le sue “spontanee” dimissioni.
Però bisogna considerare anche il XXV emendamento, approvato dopo la morte di J. Kennedy e diretto a regolare la successione del Presidente. Per qualsiasi causa il Presidente cessi dal suo mandato, il Vice-Presidente gli subentra nella carica (non è una semplice supplenza). Ma spetta al Vice-Presidente, oltre che a supplire il Presidente quando questi comunichi un suo impedimento temporaneo, anche di avviare un procedimento che dichiari che il Presidente non è più in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio: in tal caso il Vice Presidente assumerà immediatamente l’incarico quale facente funzioni. Queste disposizioni non sono mai state applicate, e quindi resta piuttosto indeterminato quali siano gli specifici motivi per cui il Presidente “is unable to discharge the powers and duties of his office”. La procedura conseguente è alquanto complicata, ma comunque perché il Presidente venga destituito, se lui si oppone, occorre un voto a maggioranza dei 2/3 di entrambe le Camere.