di Giovanni Di Cosimo
L’incognita maggiore della riforma costituzionale riguarda il ruolo che svolgerà il nuovo Senato che, nel peggiore degli scenari, potrebbe contrapporsi alla Camera. È lo scenario della doppia maggioranza che si regge su alcune ipotesi.
La prima supposizione riguarda la Camera e si basa sulla circostanza che l’Italicum prevede il meccanismo del ballottaggio già sperimentato nelle elezioni amministrative. Ciò spinge a ipotizzare un parallelo, considerando che nelle ultime elezioni amministrative il M5S ha vinto la maggior parte dei ballottaggi. Se questo trend, che dura dal 2010, si confermasse anche nelle prossime elezioni politiche, il M5S conquisterebbe i 340 deputati che l’Italicum mette in palio come premio di maggioranza. E dunque alla Camera vi sarebbe una salda maggioranza grillina. Per quel che conta, i sondaggi confermano che il M5S vincerebbe il ballottaggio contro il PD.
Passiamo al Senato. La seconda supposizione si basa sulla circostanza che la norma transitoria contenuta nella riforma prevede il metodo proporzionale per la prima elezione dei senatori da parte dei consiglieri regionali. Ciò significa che i senatori saranno scelti dai partiti. La conseguenza di ciò è che la maggioranza dell’assemblea non andrebbe al M5S che non guida nessuna regione. In altre parole, il M5S non avrebbe la maggioranza al Senato perché non ha la maggioranza in nessuno dei consigli regionali nell’ambito dei quali i partiti sceglieranno i senatori con metodo proporzionale.
A questo punto si sarà realizzato lo scenario della doppia maggioranza: la Camera, legata da rapporto di fiducia col Governo, a maggioranza cinque stelle, il Senato invece a maggioranza PD, che attualmente guida la maggior parte delle regioni.
Con l’attuale sistema sarebbe uno scenario drammatico, per la semplice ragione che non ci sarebbe una maggioranza a sostegno del Governo. Ma anche col sistema delineato dalla riforma, la doppia maggioranza costituirebbe un problema, per esempio perché sarebbe molto difficile approvare le leggi bicamerali (riforme del testo costituzionale, la legge elettorale per il Senato, leggi per regolare i referendum, leggi sugli enti locali, sulle minoranze linguistiche, sulla partecipazione dell’Italia ai processi normativi Ue ecc.). Inoltre la maggioranza al Senato potrebbe usare sistematicamente dei poteri di intervento nel procedimento legislativo previsti dal nuovo art. 70, allo scopo di rallentare la decisione finale della Camera dominata dal partito avverso.
Problematica potrebbe essere anche la partita dell’elezione dei giudici della Corte Costituzionale, che la riforma divide fra Camera e Senato, tre contro due. Il rischio (terza supposizione) è che le due maggioranze scelgano i giudici costituzionali seconda una logica di contrapposizione che potrebbe portare lo scontro dentro la Corte.
Giovanni Di Cosimo